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Con tal parole e ſimili: non ceſſa
l’incantatrice ſin che mi diſpone
Che de la dona mia la fede eſpreffa
Veder voglia e prouare a paragone:
Hora pogniamo (le ſoggiungo) ch’effa
Sia qual nò poſſo hauerne opinione:
Come potrò di lei poi farmi certo
Che ſia di punition degna o di merto?
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Diſſe Meliſſa io ti darò vn vaſello
Fatto da ber: di virtú rara e ſtrana,
Qual giá per fare accorto il ſuo fratello
Del fallo di Geneura ſé Morgana,
Chi la moglie ha pudica bee con qllo
Ma nò vi può giá ber chi l’ha puttana,
Che’l vin quado Io crede í bocca porre
Tutto ſi ſparge: e ſuor nel petto ſcorre.
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Prima che parti ne farai la proua
E per lo creder mio tu berai netto,
Che credo ch’anchor netta ſi ritroua
La moglie tua, pur ne vedrai l’effetto,
Ma s’al ritorno eſperienza nuoua
Poi ne farai: nò t’ aſſicuro il petto,
Che ſé tu nò lo imolli: e netto bei
D’ogni marito il piú felice fei.
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l’oſſerta accetto: il vaſo ella mi dona:
Ne ſo la proua, e mi ſuccede a punto,
Che (com’era il diſio) pudica e buona
La cara moglie mia trouo a quel punto:
Dice Meliſſa vn poco l’abbandona,
Per vn meſe o per duo ſtanne disgiunto:
Poi torna, poi di nuouo il vaſo tolli
Proua ſé beui: o pur fe’l petto immolli.
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A me duro parea pur di partire
Non perche di ſua Fé ſi dubitaſſi,
Come ch’io nò potea duo di patire
Ne vn’hora pur, che ſenza me reſtaffi,
Diſſe Meliſſa io ti faro venire
A conoſcere il ver con altri paſſi
Vo che muti il parlare e i veſtimenti
E ſotto viſo altrui te l’apprefenti.
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Signor qui preſſo vna citta difende
Il Po ſra minaccioſe e ſiere corna,
La cui iuridition di qui ſi ſtende
Fin doue il mar ſugge dal lito e torna,
Cede d’antiquita, ma ben contede
Con le vicine in eſſer ricca e adorna,
Le reliquie Troiane la fondaro
Che dal flagello d’Attila campare.
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Aſtringe e lenta a queſta terra il morſo
Vn cauallier giouene ricco e bello:
Ch dietro u giorno a u ſuo falcoe iſcorſo
Eſſendo capitato entro il mio hoſtello
Vide la donna, e ſi nel primo occorſo
Gli piacq3, che nel cor porto il ſuggello,
Ne ceffo molte pratice far poi
Per inchinarla a i deſiderii ſuoi.
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Ella gli fece dar tante repulſe
Che piú tètarla al ſine egli non volſe,
Ma la beltá di lei ch’Amor vi ſculſe
Di memoria perno non ſé gli tolſe:
Tato Meliſſa allofingommi e mulſe
Ch’ a tor la ſorma di colui mi volſe,
E mi muto (ne ſo ben dirti come)
Di faccia di parlar d’occhi e di chiome.