Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/585


 [27]
Con tal parole e ſimili: non ceſſa
     l’incantatrice ſin che mi diſpone
     Che de la dona mia la fede eſpreffa
     Veder voglia e prouare a paragone:
     Hora pogniamo (le ſoggiungo) ch’effa
     Sia qual nò poſſo hauerne opinione:
     Come potrò di lei poi farmi certo
     Che ſia di punition degna o di merto?

 [28]
Diſſe Meliſſa io ti darò vn vaſello
     Fatto da ber: di virtú rara e ſtrana,
     Qual giá per fare accorto il ſuo fratello
     Del fallo di Geneura ſé Morgana,
     Chi la moglie ha pudica bee con qllo
     Ma nò vi può giá ber chi l’ha puttana,
     Che’l vin quado Io crede í bocca porre
     Tutto ſi ſparge: e ſuor nel petto ſcorre.

 [29]
Prima che parti ne farai la proua
     E per lo creder mio tu berai netto,
     Che credo ch’anchor netta ſi ritroua
     La moglie tua, pur ne vedrai l’effetto,
     Ma s’al ritorno eſperienza nuoua
     Poi ne farai: nò t’ aſſicuro il petto,
     Che ſé tu nò lo imolli: e netto bei
     D’ogni marito il piú felice fei.

 [30]
l’oſſerta accetto: il vaſo ella mi dona:
     Ne ſo la proua, e mi ſuccede a punto,
     Che (com’era il diſio) pudica e buona
     La cara moglie mia trouo a quel punto:
     Dice Meliſſa vn poco l’abbandona,
     Per vn meſe o per duo ſtanne disgiunto:
     Poi torna, poi di nuouo il vaſo tolli
     Proua ſé beui: o pur fe’l petto immolli.

 [31]
A me duro parea pur di partire
     Non perche di ſua Fé ſi dubitaſſi,
     Come ch’io nò potea duo di patire
     Ne vn’hora pur, che ſenza me reſtaffi,
     Diſſe Meliſſa io ti faro venire
     A conoſcere il ver con altri paſſi
     Vo che muti il parlare e i veſtimenti
     E ſotto viſo altrui te l’apprefenti.

 [32]
Signor qui preſſo vna citta difende
     Il Po ſra minaccioſe e ſiere corna,
     La cui iuridition di qui ſi ſtende
     Fin doue il mar ſugge dal lito e torna,
     Cede d’antiquita, ma ben contede
     Con le vicine in eſſer ricca e adorna,
     Le reliquie Troiane la fondaro
     Che dal flagello d’Attila campare.

 [33]
Aſtringe e lenta a queſta terra il morſo
     Vn cauallier giouene ricco e bello:
     Ch dietro u giorno a u ſuo falcoe iſcorſo
     Eſſendo capitato entro il mio hoſtello
     Vide la donna, e ſi nel primo occorſo
     Gli piacq3, che nel cor porto il ſuggello,
     Ne ceffo molte pratice far poi
     Per inchinarla a i deſiderii ſuoi.

 [34]
Ella gli fece dar tante repulſe
     Che piú tètarla al ſine egli non volſe,
     Ma la beltá di lei ch’Amor vi ſculſe
     Di memoria perno non ſé gli tolſe:
     Tato Meliſſa allofingommi e mulſe
     Ch’ a tor la ſorma di colui mi volſe,
     E mi muto (ne ſo ben dirti come)
     Di faccia di parlar d’occhi e di chiome.