Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/574


 [44]
Sèpre ha I memoria e mai no ſé gli tolle
     C hauerla mille volte hauea potuto,
     E mille volte hauea oſtinato e ſolle
     Di ſi rara beltá fatto riſiuto:
     E di tanto piacer e’ hauer non volle
     Si bello e ſi buon tépo era perduto:
     Et hora eleggerebbe vn giorno corto
     Hauerne ſolo, e rimaner poi morto.

 [45]
Ha ſempre in mente: e mai no ſé ne parte
     Come eſſer puote ch’un pouero fante
     Habbia del cor di lei ſpinto da parte
     Merito e amor d’ognialtro primo amate,
     Co tal penſier che’l cor gli ſtraccia e parte
     Rinaldo ſé ne va verſo Leuante:
     E dritto al Rheno e a Baſilea ſi tiene
     Fin che d’Ardèna alla gran ſelua viene,

 [46]
Poi che ſu détro a molte miglia andato
     Il Paladin pel boſco auéturoſo,
     Da ville e da cartella allontanato
     Oue aſpro era piú il luogo e periglioſo:
     Tutto in vn tratto vide il ciel turbato
     Sparito il Sol tra nuuoli naſcoſo:
     Et vſcir ſuor d’ una cauerna oſcura
     Vn ſtrano moſtro in feminil ſigura.

 [47]
Mill’occhi í capo hauea ſenza palpebre
     Nò può ſerrarli e no credo che dorma,
     No me ch gliocchi hauea V orecchie crebre
     Hauea i loco d crin ſpi a gra torma
     Fuor de le diaboliche tenebre
     Nel mondo vſci la ſpauenteuol ſorma,
     Vn fiero e maggior ſerpe ha per la coda
     Che pel petto ſi gira e che l’annoda.

 [48]
Quel ch’a Rinaldo i mille e mille impſe
     Piú non auuéne mai, quiui gli auuiene,
     Che come vede il moſtro ch’all’oſſeſe
     Se gli apparecchia, ech’ a trouar loviene
     Tanta paura, quanta mai non ſcefe
     In altri ſorſè: gli entra ne le vene:
     Ma pur l’ufato ardir ſimula e ſinge
     E con trepida man la ſpada ſtringe.

 [49]
S’ accoda il moſtro Iguiſa al fiero aſſalto
     Che ſi può dir che ſia maſtro di guerra,
     Vibra il ſerpète venenoſo in alto
     E poi contra Rinaldo ſi diſſerra,
     Di qua, di la, gli vien fopra a gran ſalto:
     Rinaldo cétra lui vaneggia & erra:
     Colpi a dritto e a riuerſo tira assai
     Ma non ne tira alcun che ſera mai.

 [50]
Il moſtro al petto il ſpe hora gli appicca
     Ch ſotto l’arme e ſin nel cor V agghiaccia
     Hora per la viſiera gliele ſicca
     E fa ch’erra pel collo e per la faccia:
     Rinaldo da l’impreſa ſi diſpicca
     E quato può co ſproni il deſtrier caccia:
     Ma la Furia inſernal giá non par zoppa
     Ch ſpicca vn ſalto e glie ſubito í groppa

 [51]
Vada al trauerſo al dritto oue ſi voglia
     Sempre ha con lui la maledetta peſte,
     Ne fa modo trouar che ſé ne ſcioglia
     Ben che’l deſtrier di calcitrar non reſte:
     Triema a Rinaldo il cor eòe vna ſoglia
     Non ch’altrimente il ſerpe lo moleſte,
     ^la tanto horror ne ſente e tanto ſchiuo
     Ch ſtride e geme: e duolſi ch’egli eviuo.