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Secodo il luogo, assai contento ſtaua
Quiui Ruggier, che’l buó ſeruo di Dio,
Fra pochi giorni intention gli daua
Di rimandarlo oue piú hauea diſio,
Di molte coſe in tanto ragionaua
Con lui ſouente, hor’al regno di Dio
Hor’ a gli proprii caſi appertinenti,
Hor del ſuo ſangue alle ſuture genti.
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Hauea il Signor che’l tutto itède e vede
Riuelato al ſantiſſimo Eremita
Che Ruggier da ql di e’ hebbe la fede
Douea fette anni, e no piú ſtare in vita,
Che per la morte che ſua Dona diede
A Pinabel: ch’aitai ſia attribuita
Saria, e per quella achor di Bertolagi
Morto da i Magazefi empi e maluagi,
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E ch ql tradimèto andrá ſi occulto
Che nò ſé n’udirá di ſuor nouella,
Perche nel proprio loco ſia ſepulto
Oue ancho vcciſo da la gente fella,
Per queſto tardi vendicato & vlto
Fia da la Moglie e da la ſua Sorella,
E che col ventre pien per lunga via
Da la Moglie fedel cercato ſia.
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Fra l’Adice e la Brenta a pie de colli
Ch’ai Troiao Anthenor piacqueno tato
Con le ſulphuree vene e riui molli
Con lieti ſolcili e prati ameni a canto,
Che con l’alta Ida volentier mutolli
Col ſoſpirato Aſcanio e caro Xanto
A parturir verrá ne le foreſte
Che ſon poco lotane al Phrigio Ateſte.
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E ch’in bellezza & in valor creſciuto
Il parto ſuo: che pur Ruggier ſia detto,
E del ſangue Troian riconoſciuto
Da quei Troiani, í lor Signor ſia elletto,
E poi da Carlo a cui fará in aiuto
Incontra i Lògobardi giouinetto:
Dominio giuſto haura del bel paeſe
E titolo honorato di Marcheſe.
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E perche dira Carlo in latino, eſte
Signori qui, quando faragli il dono,
Nel ſecolo ſutur nominato Eſte
Sara il bel luogo con augurio buono,
E coſi laſciera il nome d’ Ateſte
De le due prime note il vecchio ſuono,
Hauea Dio anchora al ſeruo ſuo pdetta
Di Ruggier la ſutura aſpra vendetta.
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Ch’ in viſione alla fedel Còſorte
Apparirá dinanzi al giorno vn poco,
E le dira chi l’haura meſſo a morte
E doue giacerá, moſtrera il loco,
Onde ella poi con la Cognata ſorte
Diſtruggera Pontieri a ferro e a fuoco
Ne fará a Maganzeſi minor danni
Il figlio ſuo Ruggiero ou’ habbia gliani.
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D’Azzi, d’Alberti, d’Obici diſcorſo
Fatto gli haueua, e di lor ſtirpe bella
Infino a Nicolo, Leonello, Borſo:
Hercole, Alfofo, Hippolyto, e [(Tabella,
Ma il ſanto Vecchio ch’alla lingua ha il morſo
NO di cjjto egli fa perho fauella,
Narra a Ruggier quel che narrar guiéfi
E quel ch’in ſé de ritener ritienfi.