Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/562


 [52]
Ma pur col core indomito e conſtante
     Di patir quanto e in ciel di lui pſcritto,
     Pei duri fatti l’intrepide piante
     Moſſe poggiado in ver la cima al dritto,
     Non era cento paſſi andato inante
     Che vide d’ anni e d’ aſtinentie afflitto
     Huom e’ hauea d’ Eremita habito e ſegno
     Di molta riuerentia e d’ honor degno.

 [53]
Che come gli ſu preſſo, Saulo Saulo
     (Grido) perche perſegui la mia fede?
     Come allhor il Signor diſſe a fan Paulo
     Che’l colpo ſalutifero gli diede,
     Paſſar crederti il mar ne pagar naulo
     E defraudare altrui de la mercede,
     Vedi che Dio e’ ha lunga man ti giunge
     Quando tu gli penfaſti eſſer piú lunge.

 [54]
E ſeguito il ſantiſſimo Eremita
     Ilqual la notte inanzi hauuto hauea
     In viſion da Dio, che con ſua aita
     Allo ſcoglio Ruggier giunger douea:
     E di lui tutta la pattata vita
     E la ſutura, e anchor la morte rea,
     Figli e nipoti: & ogni difeendente
     Gli hauea Dio riuelato interamente.

 [55]
Seguito l’Eremita riprendendo
     Prima Ruggiero, e al ſin poi cOfortollo,
     Lo riprendea ch’era ito differendo
     Sotto il ſoaue giogo a porre il collo,
     E quel che douea far libero eſſendo,
     Mentre Chriſto pgando a ſé chiamollo,
     Fatto hauea poi con poca gratia, quádo
     Venir con sferza il vide minacciando.

 [56]
Poi confortollo, che non niega il cielo
     Tardi o p tépo Chriſto a chi gliel chiede
     E di quelli operarii del Vangelo
     Narro, ch tutti hebbono vgual mercede:
     Con charitade e con deuoto zelo
     Lo venne ammaeſtrando ne la fede,
     Verſo la cella ſua con lento patto
     Ch’era cauata a mezo il duro fatto.

 [57]
Di fopra ſiede alla deuota cella
     Vna piccola chieſa che riſponde
     All’Oriente: assai commoda e bella:
     Di ſotto vn boſco ſcende fin’ all’onde,
     Di lauri e di ginepri e di mortella,
     E di palme ſruttiſere e feconde
     Che riga ſempre vna liquida ſonte
     Che mormorando cade giú dal monte,

 [58]
Eran de glianni hormai preſſo a quarata
     Che ſu lo ſcoglio il ſraticel ſi meſſe,
     Ch’a menar vita ſolitaria e ſanta
     Luogo oportuno il Saluator gli eleſſe:
     Di ſrutte colte hor d’ úa hor d’ altra piata
     E d’acqua pura la ſua vita rette,
     Che valida e robuſta e ſenza affanno
     Era venuta all’ottantefimo anno.

 [59]
Détro la cella il vecchio acceſe il fuoco
     E la menſa ingombro di varii ſrutti,
     Oue ſi ricreo Ruggiero vn poco
     Poſcia ch’i pani ei capelli hebbe aſciutti
     Imparo poi piú adagio in queſto loco
     De noſtra fede i gra myſterii tutti
     Et alla pura ſonte hebbe batteſmo
     Il di ſeguente dal Vecchio medeſmo.