Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/557


 [12]
Da la rabbia del vento che ſi fende
     Ne le ritorte, eſcono horribil ſuoni,
     Di ſpeſſi lampi 1' aria ſi raccende
     Rifuona’l ciel di ſpauentofi tuoni,
     Ve chi corre al timon, chi i remi prende
     Van per vſo a gliuffici a che ſon buoni
     Chi s’affatica a ſciorre, e chi a legare
     Vota altri l’acqua e torna il mar nel mare

 [13]
Ecco ſtridendo l’horribil procella
     Che’l repentin furor di Borea ſpinge,
     La vela contra l’arbore ſlagella:
     Il mar ſi leua e quaſi il cielo attinge:
     Frangonſi i remi, e di fortuna fella
     Tanto la rabbia impetuoſa ſtringe,
     Che la prora ſi volta: e verſo l’onda
     Fa rimaner la diſarmata ſponda.

 [14]
Tutta ſotto acqua va la deſtra banda
     E ſta per riuerſar difopra il fondo,
     Ognun gridando a Dio ſi raccomanda
     Che piú che certi ſon gire al profondo,
     D’ uno in vn’ altro mal Fortuna mada
     Il primo ſcorre: e vien dietro il fecondo
     Il legno vinto in piú parti ſi laſſa
     E dentro l’inimica onda vi paſſa,

 [15]
Muoue crudele e ſpauentofo .ili alto
     Da tutti i lati il tempeſtofo verno,
     Veggon tal volta il mar venir tant’ alto
     Che par ch’arriui infin’ al ciel ſuperno,
     Talhor fan fopra l’onde in ſu tal ſalto
     Ch’ a mirar giú par lor veder lo’nferno,
     O nulla o poca ſpeme e che conſorte
     E ſta preſente ineuitabil morte.

 [16]
Tutta la notte per diuerſo mare
     Scorſero errando oue cacciolli il vento,
     Il fiero vento che douea ceſſare
     Naſcèdo il giorno, e ripiglio auguméto,
     Ecco dinanzi vn nudo ſcoglio appare
     Voglio ſchiuarlo e no v’hano argumèto
     Li porta lor malgrado a qlla via
     Il crudo vento e la tempeſta ria.

 [17]
Tre volte e quattro il pallido nocchiero
     Mette vigor perche’l timon ſia volto,
     E troui piú ſicuro altro ſentiero:
     Ma ql ſi rompe: e poi dal mar glie tolto:
     Ha ſi la vela piena il vento fiero
     Che non ſi può calar poco ne molto,
     Ne tempo han di riparo o di conſiglio
     Che troppo appſſo e ql mortai periglio.

 [18]
Poi che ſenza rimedio ſi comprende
     La irreparabil rotta de la naue,
     Ciaſcuno al ſuo priuato vtile attende
     Ciaſcun ſaluar la vita ſua cura haue,
     Chi può piú preſto al palischermo ſcede
     Ma quello e fatto ſubito ſi graue
     Per tanta gente che fopra v’ abbonda
     Che poco auanza a gir ſotto la ſponda.

 [19]
Ruggier ch vide il Comite e’l Padrone
     E glialtri abbandonar con fretta il legno
     Come fenz’ arme ſi trouo in giubbone
     Campar ſu quel battei fece diſegno,
     Ma lo trouo ſi carco di perſone
     E tante vener poi: che l’acque il ſegno
     Paffaro in guiſa, che per troppo pondo
     Co tutto il carco adoil legnetto al fondo