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[80]
Ma pcheí méte ognihora hauea, di meno
Offender la ſua Donna che potea,
Et era certo ſé ſpargea il terreno
Del ſangue di coſtui, che la oſſendea,
(De le caſe di Francia inſtrutto a pieno
La madre di Dudone eſſer ſapea
Armelina ſorella di Beatrice.
Ch’era di Bradamante genitrice.)
[81]
Per queſto mai di punta non gli tratte
E di taglio rariſſimo feria:
Schermiaſi ouunque la mazza calaſſe
Hor ribattèdo hor dandole la via:
Crede Turpip che per Ruggier reſtaffe
Che Dudo morto in pochi colpi hauria,
Ne mai qualunque volta ſi ſcoperfe
Ferir ſé non di piatto lo foſſerſe.
[82]
Di piatto vſar potea come di taglio
Ruggier la ſpada ſua e’ hauea gra ſchèa,
E quiui a ſtrano giuoco di ſonaglio
Sopra Dudon con tanta ſorza mena
Ch ſpeffo a gliocchi gli pò tal barbaglio
Che ſi ritien di non cadere a pena,
Ma per eſſer piū grato a chi m’aſcolta
Io differifeo il canto a vn’altra volta.
CANTO XLI
[1]
O chioma, o barba, o delicata veſta
Di giouene leggiadro, o di dòzella
Ch’Amor ſouète lachrymando deſta:
Se ſpira, e fa ſentir di ſé nouella
E dopo molti giorni anchora reſta,
Moſtra con chiaro & euidente effetto
Come a principio buono era e perfetto.
[2]
I.’ almo liquor che a i meditori ſuoi
Fece Icaro guſtar con ſuo gran danno,
E che ſi dice che giā Celte e Boi
Fé paſſar l’alpe e non ſentir l’affanno,
Moſtra che dolce era a principio, poi
Che ſi ſerua achor dolce al ſin de l’anno,
L’arbor ch’ai tempo rio, ſoglia non perde
Moſtra ch’a Primauera era achor verde.
[3]
l’inclyta ſlirpe che per tanti luſtri
Moſtro di corteſia ſempre gran lume,
E par ch’ogn’hor piū ne riſpléda e luſtri.
Fa che con chiaro inditio ſi preſume
Che chi progenero gli Eſtenfi illuſtri
Douea d’ogni laudabile coſtume
Che fublimar al ciel glihuomini ſuole
Splèder non men che ſra le ſtelle il Sole.