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Con tali e ſimil detti il Vecchio accorto
Studia tornare il ſuo Signore in ſpeme
Di racquietarli l’Africa di corto:
Ma nel ſuo cor ſorſè il contrario teme,
Sa bè quato e a mal termie e a mal porto
E come ſpeffo in van ſoſpira e geme
Chiunqj il regno ſuo ſi laſcia torre
E per ſoccorſo a Barbari ricorre.
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Hannibal e Iugurta di ciò ſoro
Buon teſtimoni, & altri al tépo antico:
Al tempo noſtro Ludouico il Moro
Dato in poter d’ un’ altro Ludouico,
Voſtro fratello Alſonſo: da coſtoro
Bè hebbe eſépio, a voi Signor mio dico
Che ſempre ha riputato pazzo eſpffo
Chi piú ſi ſida in altri ch’in ſé ſteffo.
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E perho ne la guerra che gli moſſe
Del pontiſice iratovn duro ſdegno,
Anchor che ne le deboli ſue poſſe
Non poteſſi egli far molto diſegno,
E chi lo difendea, d’ Italia foſſe
Spinto, e n’ haueſſe il ſuo nimico il regno
Ne per minaccie mai ne per pmeſſe
S’induffe che lo ſtato altrui cedeffe.
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Il Re Agramante all’Oriente hauea
Volta la prora, e s’ era ſpinto in alto
Quando da terra vna tempeſta rea
Moſſe da banda impetuoſo aſſalto,
Il nocchier ch’ai gouerno vi ſedea
Io veggo (diſſe alzado gliocchi ad alto)
Vna procella apparecchiar ſi graue
Che contraffar non le potrá la naue.
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S’attendete Signori al mio conſiglio
Qui da man manca ha vn’ iſola vicina
A cui mi par e’ habbiamo a dar di piglio
Fin che paſſi il furor de la marina,
Cofenti il Re Agramante: e di periglio
Vſci, pigliando la ſpiaggia mancina,
Che p ſalute de nocchieri giace
Tra gli Afri e di Vulcan l’alta ſornace.
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D’ habitationi e l’iſoletta vota
Piena d’humil mortelle e di ginepri
Ioconda ſolitudine e remota
A cerni a daini a capriuoli a lepri
E ſuor ch’a piſcatori e poco nota
Oue ſouente a rimondati vepri
Soſpendon per feccar V humide reti:
Dormeno in tato i peſci in mar quieti.
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Quiui trouar che s’ era vn’ altro legno
Cacciato da Fortuna giá ridutto,
Il gran guerrier ch’in Sericana ha regno
Leuato d’ Arli hauea quiui condutto,
Con modo riuerente e di ſé degno
Lú Re co l’altro s’abbraccio all’aſciutto
Ch’erano amici, e poco inanzi ſuro
Compagni d’ arme al Parigino muro.
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Con molto diſpiacer Gradaſſo inteſe
Del Re Agramante le ſortune auuerſe:
Poi confortollo, e come Re corteſe
Con la propria perſona ſé gli oſſerſe,
Ma ch egli andaſſe all’inſedel paeſe
D’ Egytto per aiuto non foſſerſe,
Che vi ſia (diſſe) periglioſo gire
Douria Pompeio i profugi ammonire.