Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/550


 [40]
Con tali e ſimil detti il Vecchio accorto
     Studia tornare il ſuo Signore in ſpeme
     Di racquietarli l’Africa di corto:
     Ma nel ſuo cor ſorſè il contrario teme,
     Sa bè quato e a mal termie e a mal porto
     E come ſpeffo in van ſoſpira e geme
     Chiunqj il regno ſuo ſi laſcia torre
     E per ſoccorſo a Barbari ricorre.

 [41]
Hannibal e Iugurta di ciò ſoro
     Buon teſtimoni, & altri al tépo antico:
     Al tempo noſtro Ludouico il Moro
     Dato in poter d’ un’ altro Ludouico,
     Voſtro fratello Alſonſo: da coſtoro
     Bè hebbe eſépio, a voi Signor mio dico
     Che ſempre ha riputato pazzo eſpffo
     Chi piú ſi ſida in altri ch’in ſé ſteffo.

 [42]
E perho ne la guerra che gli moſſe
     Del pontiſice iratovn duro ſdegno,
     Anchor che ne le deboli ſue poſſe
     Non poteſſi egli far molto diſegno,
     E chi lo difendea, d’ Italia foſſe
     Spinto, e n’ haueſſe il ſuo nimico il regno
     Ne per minaccie mai ne per pmeſſe
     S’induffe che lo ſtato altrui cedeffe.

 [43]
Il Re Agramante all’Oriente hauea
     Volta la prora, e s’ era ſpinto in alto
     Quando da terra vna tempeſta rea
     Moſſe da banda impetuoſo aſſalto,
     Il nocchier ch’ai gouerno vi ſedea
     Io veggo (diſſe alzado gliocchi ad alto)
     Vna procella apparecchiar ſi graue
     Che contraffar non le potrá la naue.

 [44]
S’attendete Signori al mio conſiglio
     Qui da man manca ha vn’ iſola vicina
     A cui mi par e’ habbiamo a dar di piglio
     Fin che paſſi il furor de la marina,
     Cofenti il Re Agramante: e di periglio
     Vſci, pigliando la ſpiaggia mancina,
     Che p ſalute de nocchieri giace
     Tra gli Afri e di Vulcan l’alta ſornace.

 [45]
D’ habitationi e l’iſoletta vota
     Piena d’humil mortelle e di ginepri
     Ioconda ſolitudine e remota
     A cerni a daini a capriuoli a lepri
     E ſuor ch’a piſcatori e poco nota
     Oue ſouente a rimondati vepri
     Soſpendon per feccar V humide reti:
     Dormeno in tato i peſci in mar quieti.

 [46]
Quiui trouar che s’ era vn’ altro legno
     Cacciato da Fortuna giá ridutto,
     Il gran guerrier ch’in Sericana ha regno
     Leuato d’ Arli hauea quiui condutto,
     Con modo riuerente e di ſé degno
     Lú Re co l’altro s’abbraccio all’aſciutto
     Ch’erano amici, e poco inanzi ſuro
     Compagni d’ arme al Parigino muro.

 [47]
Con molto diſpiacer Gradaſſo inteſe
     Del Re Agramante le ſortune auuerſe:
     Poi confortollo, e come Re corteſe
     Con la propria perſona ſé gli oſſerſe,
     Ma ch egli andaſſe all’inſedel paeſe
     D’ Egytto per aiuto non foſſerſe,
     Che vi ſia (diſſe) periglioſo gire
     Douria Pompeio i profugi ammonire.