Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/538


 [32]
Ma come poi 1' Imperiale augello
     I Gigli doro, e i Pardi vide appretto,
     Reſto pallido in faccia, come quello
     Che’l piede incauto d’iprouifo ha meſſo
     Sopra il ſerpente venenoſo e fello
     Dal pigro ſonno in mezo l’herbe oppſſo,
     Che ſpauentato e ſmorto ſi ritira
     Fuggendo ql che pien di toſco e d’ ira,

 [33]
Giá non potè ſuggir quindi il nocchiero
     Ne tener ſeppe iprigion ſuoi di piatto,
     Con Brandimarte ſu con Oliuiero
     Con Sanſonetto e con molti altri tratto,
     Oue dal Duca, e dal ſigliuol d’Vggiero
     Fu lieto viſo a gli fuo’ amici fatto:
     E per mercede lui che li conduſſe
     Volſon che condanato al remo ſuſſe.

 [34]
Come io vi dico dal ſigliuol d’ Othone
     I cauallier chriſtian ſuron ben viſti,
     E di menſa honorati al padiglione
     D’arme, e di ciò che biſogno prouiſti,
     Per amor d’ eſſi differí Dudone
     Landata ſua, che non minori acquiſti
     Di ragionar con tai baroni eſtima,
     Ch d’ eſſer gito vno o duo giorni prima.

 [35]
In che ſtato, in che termine, ſi troue
     E Fracia, e Carlo, íſtruttion vera hebbe,
     E doue piú ſicuramente, e doue
     Per far miglior effetto, calar debbe,
     Mentre da lor venia intendendo nuoue
     S’udi vn rumor che tuttauia piú crebbe:
     E vn dar all’arme ne ſegui ſi fiero.
     Che fece a tutti far piú d’un penſiero.

 [36]
Il Duca Aſtolfo, e la compagnia bella
     Che ragionando inſieme ſi trouaro:
     In vn momento armati ſuro, e in fella:
     E verſo il maggior grido in fretta adaro,
     Di qua, di la cercando pur nouella
     Di quel romore, e in loco capitaro
     Oue videro vn’ huom tanto feroce,
     Che nudo, e ſolo, a tutto’l campo nuoce.

 [37]
Menaua vn ſuo baſton di legno inuolta
     Che era ſi duro, e ſi graue, e ſi fermo:
     Che declinando quel, facea ogni volta
     Cader I terra vn’huo peggio ch’infermo,
     Giá a piú di cento hauea la vita tolta
     Ne piú ſé gli facea riparo o ſchermo,
     Se non tirando di lontan ſaette
     D’appreffo no e alcun giá che l’aſpette.

 [38]
Dudone, Aſtolfo, Brandimarte, eſſendo
     Corſi in fretta al romore, & Oliuiero:
     De la gran ſorza, e del valor ſtupendo
     Stauan marauiglioſi di quel fiero,
     Quando venir s’ un palaſren correndo
     Videro vna Donzella in veſtir nero,
     Che corſe a Brandimarte, e ſalutollo
     E gli alzo a u tèpo abe le braccia al collo

 [39]
Queſta era Fiordiligi, che ſi acceſo
     Hauea d’amor per Brandimarte il core,
     Che quádo al ponte ſtretto il laſcio pſo
     Vicina ad impazzar ſu di dolore,
     Di la dal mare era paſſata, inteſo
     Hauendo dal Pagan che ne ſu authore,
     Che mandato con molti cauallieri
     Era prigion ne la citta d’Algieri.