Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/537


 [24]
Eſſendo Aſtolfo Paladin, comprende
     Che dee hauer caro vn Paladino ſciorre
     Il gentil Duca come il caſo intende
     Col Re Branzardo in vn voler cOcorre,
     Liberato Dudon gratie ne rende
     Al Duca, e ſeco ſi mette a diſporre
     Le coſe che appertengono alla guerra
     Coii quelle da mar come da terra.

 [25]
Hauendo Aſtolfo eſercito inſinito
     Da non gli far fette Afriche difeſa,
     E rSmentando come ſu ammonito
     Dal ſanto Vecchio che gli die l’impreſa
     Di tor Prouenza, e d’Aquamorta il lito
     Di man di Saracin che l’hauean preſa,
     D’ una gran turba fece nuoua eletta.
     Quella ch’ai mar gli panie manco inetta.

 [26]
Et hauendoſi piene ambe le palme
     Quanto potean capir, di varie ſronde
     A lauri a cedri tolte a oliue a palme
     Venne fu’l mare e le gitto ne l’onde:
     O felici e dal ciel ben dilette alme
     Gratia che Dio raro a mortali inſonde,
     O ſtupendo miracolo che nacque
     Di quelle ſrondi, come fur ne l’acque

 [27]
Crebbero in quantitá ſuor d’ ogni ſtima
     Si ſeron curue e groſſe e lunghe e graui,
     Le vene ch’attrauerſo haueano prima
     Mutaro in dure ſpranghe, e i groſſe traili
     E rimanendo acute in ver la cima
     Tutte in vn tratto diuentaro nani.
     Di differenti qualitadi e tante
     Quante raccolte fur da varie piante.

 [28]
Miracol ſu veder le ſronde ſparte
     Produr fuſte, galee, naui da gabbia,
     Fu mirabile áchor che vele e farte
     E remi hauea quato alcú legno n’ habbia
     Non maco al Duca poi, chi haueſſe l’arte
     Di gouernarſi alla ventoſa rabbia,
     Che di Sardi e di Corſi non remoti
     Nocchier, padron, pénefi hebbe, e piloti.

 [29]
Quelli che entraro in mar contati ſuro
     Ventiſeimila, e gente d’ogni ſorte,
     Dudon andò per capitano loro
     Cauallier faggio, e i terra, e in aqua ſorte,
     Staua l’armata anchora al lito Moro
     Miglior vento aſpettando che la porte
     Quando vn nauilio giunſe a quella riua
     Che di preſi guerrier carco veniua:

 [30]
Portaua quei ch’ai periglioſo ponte
     Oue alle gioſtre il campo era ſi ſtretto
     Pigliato hauea l’audace Rodomonte,
     Come piú volte io v’ ho di fopra detto.
     Il cognato tra queſti era del Conte
     E’I fedel Bradimarte, e Sanſonetto
     Et altri anchor che dir non mi biſogna
     D’ Alemagna, d’ Italia, e di Guaſcogna.

 [31]
Quiui il nocchier ch’achor nò s’ era accorto
     De gli inimici, entro co la galea,
     Laſciado molte miglia a dietro il porto
     D’Algieri, oue calar prima uolea:
     Per vn vento gagliardo ch’era ſorto
     E ſpinto oltre il douer la poppa hauea,
     Venir tra i ſuoi credette, e in loco ſido
     Come vien Progne al ſuo loquace nido.