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Eſſendo Aſtolfo Paladin, comprende
Che dee hauer caro vn Paladino ſciorre
Il gentil Duca come il caſo intende
Col Re Branzardo in vn voler cOcorre,
Liberato Dudon gratie ne rende
Al Duca, e ſeco ſi mette a diſporre
Le coſe che appertengono alla guerra
Coii quelle da mar come da terra.
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Hauendo Aſtolfo eſercito inſinito
Da non gli far fette Afriche difeſa,
E rSmentando come ſu ammonito
Dal ſanto Vecchio che gli die l’impreſa
Di tor Prouenza, e d’Aquamorta il lito
Di man di Saracin che l’hauean preſa,
D’ una gran turba fece nuoua eletta.
Quella ch’ai mar gli panie manco inetta.
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Et hauendoſi piene ambe le palme
Quanto potean capir, di varie ſronde
A lauri a cedri tolte a oliue a palme
Venne fu’l mare e le gitto ne l’onde:
O felici e dal ciel ben dilette alme
Gratia che Dio raro a mortali inſonde,
O ſtupendo miracolo che nacque
Di quelle ſrondi, come fur ne l’acque
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Crebbero in quantitá ſuor d’ ogni ſtima
Si ſeron curue e groſſe e lunghe e graui,
Le vene ch’attrauerſo haueano prima
Mutaro in dure ſpranghe, e i groſſe traili
E rimanendo acute in ver la cima
Tutte in vn tratto diuentaro nani.
Di differenti qualitadi e tante
Quante raccolte fur da varie piante.
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Miracol ſu veder le ſronde ſparte
Produr fuſte, galee, naui da gabbia,
Fu mirabile áchor che vele e farte
E remi hauea quato alcú legno n’ habbia
Non maco al Duca poi, chi haueſſe l’arte
Di gouernarſi alla ventoſa rabbia,
Che di Sardi e di Corſi non remoti
Nocchier, padron, pénefi hebbe, e piloti.
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Quelli che entraro in mar contati ſuro
Ventiſeimila, e gente d’ogni ſorte,
Dudon andò per capitano loro
Cauallier faggio, e i terra, e in aqua ſorte,
Staua l’armata anchora al lito Moro
Miglior vento aſpettando che la porte
Quando vn nauilio giunſe a quella riua
Che di preſi guerrier carco veniua:
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Portaua quei ch’ai periglioſo ponte
Oue alle gioſtre il campo era ſi ſtretto
Pigliato hauea l’audace Rodomonte,
Come piú volte io v’ ho di fopra detto.
Il cognato tra queſti era del Conte
E’I fedel Bradimarte, e Sanſonetto
Et altri anchor che dir non mi biſogna
D’ Alemagna, d’ Italia, e di Guaſcogna.
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Quiui il nocchier ch’achor nò s’ era accorto
De gli inimici, entro co la galea,
Laſciado molte miglia a dietro il porto
D’Algieri, oue calar prima uolea:
Per vn vento gagliardo ch’era ſorto
E ſpinto oltre il douer la poppa hauea,
Venir tra i ſuoi credette, e in loco ſido
Come vien Progne al ſuo loquace nido.