Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/526


[28]
Si che non pur la gente che gli chiede
     Per muouer guerra al regno di Biſerta
     Ma centomila fopra gli ne diede,
     E gli ſé anchor di ſua perſona oſſerta,
     La gente a pena, ch’era tutta a piede:
     Potea capir ne la capagna aperta,
     Che di caualli ha ql paeſe inopia,
     Ma d’ Elephanti e de camelli copia.

[29]
La notte inanzi il di: che a ſuo camino
     l’eſercito di Nubia douea porſe,
     Monto ſu l’Hippogrypho il Paladino
     E verſo Mezodi, con fretta corſe:
     Tato che giunſe al monte che l’Auſtrino
     Vento produce, e ſpira contra P Orſe:
     Trouo la caua, onde per ſtretta bocca
     Quando ſi deſta il ſurioſo ſcocca,

[30]
E come raccordogli il ſuo maeſtro
     Hauea ſeco arrecato vn’ utre voto,
     Ilqual mentre ne V antro oſcuro alpeſtro
     Affaticato dorme il fiero Noto
     Allo ſpiraglio pon tacito e deſtro:
     Et e P aguato in modo al vento ignoto
     Che credendoli vſcir ſuor la dimane
     Preſo e legato in quello vtre rimane.

[31]
Di tanta preda il Paladino allegro
     Ritorna in Nubia, e la medeſma luce
     Si pone a caminar col popul negro,
     E vettouaglia dietro ſi conduce,
     A ſaluamento con lo ſtuolo integro
     Verſo P Atlante il glorioſo Duce
     Pel mezo vien de la minuta ſabbia:
     Séza temer ch’I vèto a nuocer glihabbia

[32]
E giunto poi di qua dal giogo: in parte
     Onde il pian ſi diſcuopre e la marina:
     Aſtolfo elegge la piú nobil parte
     Del capo, e la meglio atta a diſciplina,
     E qua, e la per ordine la parte
     A pie d’un colle, oue nel pian confina,
     Quiui la laſcia, e ſu la cima aſcende
     In viſta d’huom ch’a gra pèſieri intende.

[33]
Poi che inchinando le ginocchia fece
     Al ſanto ſuo maeſtro oratione,
     Sicuro che ſia vdita la ſua prece
     Copia di faſſi a far cader ſi pone,
     quato a chi ben crede in Chriſto lece:
     1 faſſi ſuor di naturai ragione
     Creſcendo ſi vedean venire in giuſo
     E ſormar ventre, e gabe, e collo, e muſo.

[34]
E con chiari anitrir giú per quei calli
     Venian ſaltando, e giunti poi nel piano
     Scuotean le groppe, e fatti eran caualli
     Chi baio, e chi leardo, e chi rouano,
     La turba ch’aſpettando ne le valli
     Staua alla poſta, lor daua di mano,
     Si che in poche hore fur tutti montati
     Che con fella e con ſreno erano nati.

[35]
Ottanta mila cento e dua in vn giorno
     Fé di pedoni Aſtolfo cauallieri,
     Con queſti tutta ſcorſe Africa intorno
     Facendo prede, incendi, e prigionieri:
     Poſto Agramante hauea fin’ al ritorno
     Il Re di Feria, e’l Re de gli Algazeri,
     Col Re Branzardo a guardia del Paefe,
     E queſti ſi ſer contra al Duca Ingleſe.