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E qui ſi leua e di nuouo l’abbraccia
E come ſiglia bacia ne la ſronte.
Vengono tutti con allegra faccia
Quei di Mógrana, e quei di Chiaramote,
Lungo a dir ſora, quato honor le faccia
Rinaldo, che di lei le proue conte
Vedute hauea piú volte al paragone:
Quádo Albracca affediar col ſuo girone.
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Lungo a dir ſora quanto il giouinetto
Guidetti S’allegri di veder coſtei,
Aquilante, e Griphone, e Sanſonetto
Ch’alia citta crudel ſuron con lei,
Malagigi: e Viuiano, e Ricciardetto
Ch’ all’occifion de Maganzeſi rei
E di qi venditori empii di Spagna
l’haueano hauuta ſi fedel compagna.
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Apparecchiar per lo ſeguente giorno
Et liebbe cura Carlo egli medeſmo
Che foſſe vn luogo riccamente adorno
Oue prendeſſe Marphiſa batteſmo,
I Veſcoui e gran chierici d’ intorno
Che le leggi ſapean del Chriſtianefmo,
Fece raccorre, accio da loro in tutta
La ſanta Fé: foſſe Marphiſa inſtrutta.
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Venne in pontiſicale habito ſacro
l’Arciueſco Turpino, e battizolla:
Carlo dal (alutifero lauacro
Con cerimonie debite leuolla,
Ma tèpo e hormai ch’ai capo voto e macro
Di ſenno, ſi ſoccorra con l’ampolla
Con che dal ciel piú baffo ne venia
II Duca Aſtolfo fu’l carro d’ Helia.
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Sceſo era Aſtolfo dal giro lucente
Alla maggiore altezza de la terra
Con la felice ampolla: che la mente
Douea ſanare al gran maſtro di guerra,
Vn’ herba quiui di virtú eccellente
Moſtra Giouani al Duca d’ Inghilterra
Con eſſa vuol ch’al ſuo ritorno tocchi
Al Re di Nubia, e gli riſani gliocchi.
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Accio per queſti e per li primi merti
Gente gli dia con che Biſerta aſſaglia,
E come poi quei populi ineſperti
Armi & acconci ad vſo di battaglia,
E ſenza danno paſſi pei deſerti
Oue l’arena glihuomini abbarbaglia:
A punto a punto l’ordine che tegna
Tutto il Vecchio ſantiſſimo glinſegna.
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Poi lo ſé rimontar ſu quello alato
Che di Ruggiero e ſu prima d’Atlante:
Il Paladin laſcio, licentiato
Da fan Giouanni: le contrade fante,
E fecondando il Nilo a lato a lato
Toſto i Nubi apparir ſi vide inante:
E ne la terra che del regno e capo
Sceſe da l’aria: e ritrouo il Senapo.
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Molto ſu il gaudio, e molta ſu la gioia
Che porto a quel Signor nel ſuo ritorno,
Che ben ſi raccordaua de la noia
Ch gli hauea tolta de l’Harpie d’intorno,
Ma poi che la groſſezza gli diſcuoia
Di qllo humor, ch giá gli tolſe il giorno,
E che gli rende la viſta di prima
l’adora, e cole, e come vn Dio ſublima.