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Che ſé l’amante de I* amato deue
La vita amar piú de la propria, o tanto:
(Io parlo d’uno amante a cui non lieue
Colpo d’ Amor paſſo piú la del manto)
Al piacer tanto piú ch’effo riceue
L’honor di quello antepor deue, quanto
L’honore e di piú pregio che la vita
Ch’ a tutti altri piaceri e preferita.
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Fece Ruggiero il debito a ſeguire
Il ſuo Signor, che non ſé ne potea
Se non con ignominia dipartire:
Che ragion di laſciarlo non hauea,
E s’Almonte gli ſé il padre morire
Tal colpa in Agramante non cadea,
Ch’in molti effetti hauea co Ruggier poi
Emendato ogni error de i maggior ſuoi.
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Fara Ruggiero il debito a tornare
Al ſuo Signore, & ella anchor lo fece
Che sforzar non lo volſe di reſtare
Come potea: con iterata prece:
Ruggier potrá alla Donna ſatisfare
A vn’ altro tempo s’ hor non ſatisfece:
Ma all’honor chi gli maca d’un mometo
Nò può in cento anni ſatisfar ne in cento.
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Torna Ruggiero in Arli, oue ha ritratta
Agramante la gente che gli auanza,
Bradamante e Marphiſa, che contratta
Col parètado hauean grande amiſtanza
Andaro inſieme oue Re Carlo fatta
La maggior pua hauea di ſua poſſanza,
Sperando o per battaglia o per aſſedio
Leuar di Francia coſi lungo tedio.
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Di Bradamante, poi che conoſciuta
In campo ſu, ſi ſé Ietitia e feſta,
Ogniun la riueriſce e la ſaluta
Et ella a queſto e a quel china la teſta,
Rinaldo come vdi la ſua venuta
Le venne incontra, ne Ricciardo reſta
Ne Ricciardetto od altri di ſua gente
E la raccoglion tutti allegramente.
[9]
Come s’intefe poi che la compagna
Era Marphiſa, in arme ſi famoſa,
Che dal Cataio a i termini di Spagna
Di mille chiare palme iua pompoſa,
Non e pouero o ricco che ri magna
Nel padiglion, la turba diſioſa
Vien qnci, e qndi, e s’urta ſtorpia e pme
Sol per veder ſi bella coppia inſieme.
[10]
A Carlo riuerenti apprefentarfí:
Queſto ſu il primo di (ſcriue Turpino)
Che ſu viſta Marphiſa inginocchiarli,
Che ſol le parue il figlio di Pipino
Degno, a cui tanto honor doueſſe farſi
Tra quanti o mai nel popul Saracino
O nel chriſtiano, Imperatori e Regi
Per virtú vide o per ricchezza egregi.
[11]
Carlo benignamente la raccolſe
E le vſci incontra ſuor de i padiglioni,
E che ſedeſſe a lato ſuo poi volſe
Sopra tutti Re, Principi, e Baroni,
Si die licentia a chi non ſé la tolſe,
Si che toſto reſtaro in pochi e buoni,
Reſtaro i Paladini, e i gran Signori
La vilipeſa plebe andò di ſuori,