Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/516



 [71]
Tu dúque haurai da me ſolazzo e gioia
     Io lagrime da te martiri e guai,
     10 vo per le mie ma e’ hora tu muoia
     Queſto e ſtato veneri, ſé tu noi fai,
     Ben mi duol e’ hai troppo honorato Boia
     Che troppo lieue e facil morte fai:
     Che mani e pene io non ſo ſi neſande
     Che ſoſſon pari al tuo peccato grande.

 [72]
Mi duol di non vedere in queſta morte
     11 ſacriſicio mio tutto perfetto,
     Che s’ iol poteua far di quella ſorte
     Ch’era il diſio, non hauria alcun difetto,
     Di ciò mi ſcuſi il dolce mio conſorte,
     Riguardi al buO voler e l’habbia accetto
     Che non potendo come haurei voluto,
     10 t’ho fatto morir come ho potuto.

 [73]
E la punition che qui, fecondo
     11 deſiderio mio non poſſo darti,
     Spero l’anima tua ne l’altro mondo
     Veder patire, & io ſtaro a mirarti,
     Poi diſſe alzando con viſo giocondo
     I turbidi occhi alle ſuperne parti
     Queſta vittima Olindro in tua vendetta
     Col buon voler de la tua moglie accetta.

 [74]
Et impetra per me dal Signor noſtro
     Gratia ch’in Paradiſo hoggi io ſia teco,
     Se ti dira che ſenza merto al voſtro
     Regno anima nòvien, di ch’io l’ho meco,
     Che di qſto empio e federato Moſtro
     Le ſpoglie opime al ſanto tempio arreco,
     E che merti eſſer puon maggior di qſti?
     Spenger ſi brutte e abominoſe peſti?

 [75]
Fini il parlare inſieme con la vita:
E morta ancho parea lieta nel volto
D’ hauer la crudeltá coſi punita
Di chi il caro marito le hauea tolto,
Non ſo ſé preuenuta: o ſé ſeguita
Fu da lo ſpirto di Tanacro ſciolto,
Fu preuenuta credo, ch’effetto hebbe
Prima il veneno in lui perche piú bebbe.

 [76]
Marganor che cader vede il ſigliuolo
     E poi reſtar ne le ſue braccia eſtinto,
     Fu per morir co lui, dal graue duolo
     Ch’ alla ſprouiſta lo trafiſſe, vinto
     Duo n’ hebbe ſl tépo, hor ſi ritroua ſolo:
     Due femine a ql termine l’han ſpinto:
     La morte a I’ un da l’una ſu caufata
     E l’altra all’altro di ſua man l’ha data.

 [77]
Amor, pietá, ſdegno, dolore, & ira,
     Diſio di morte, e di vendetta inſieme
     Quell’infelice & orbo padre aggira
     Che come il mar che turbi il vèto ſreme:
     Per vendicarli va a Druſilla, e mira
     Che di ſuavita ha chiuſe l’hore eſtreme,
     E come il punge e sferza l’odio ardente
     Cerca oſſendere il corpo che non ſente.

 [78]
Qual ſerpe che ne l’haſta ch’alia ſabbia
     La tenga ſiſſa, indarno identi metta,
     O ql maſtin ch’ai ciottolo che gl’habbia
     Gittato il viandante, corre in fretta,
     E morda in vano co ſtizza e con rabbia
     Ne ſé ne voglia andar ſenza vendetta:
     Tal Marganor d’ogni maſtí: d’ogni ague
     Via piú crudel, fa cotra il corpo eſangue.