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Ruggiero alla ſorella non aſcofe
Quato hauea nel cor ſiſſa Bradamante,
E narro con parole affettuoſe
De le obligation che le hauea tante,
E non ceffo, ch’in grand’ amor compoſe
Le diſcordie ch’infieme hebbono auate,
E ſé per ſegno di pacificarli
C’humanamète andaro ad abbracciarli.
[69]
A domandar poi ritorno Marphiſa
Chi ſtato foſſe, e di che gente il padre,
E chi l’haueſſe morto, & a che guiſa:
S’in capo chiuſo, o ſra l’armate ſquadre,
E chi cOmeſſo hauea che foſſe vcciſa
Dal mar’ atroce la miſera madre,
Che ſé giá 1* hauea vdito da fanciulla
Hor ne tenea poca memoria, o nulla.
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Ruggiero incomincio, che da Troiani
Per la linea d’ Hettore erano ſcefi:
Che poi che Aſtyanatte de le mani
Campo d’Vlyffe e da li aguati teſi,
Hauendo vn de fanciulli coetani
Per lui laſciato, vſci di quei paeſi,
E dopo vn lungo errar per la marina
Venne in Sicilia, e domino Medina.
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I deſcendenti ſuoi di qua dal Faro
Signoreggiar de la Calabria parte,
E dopo piú ſucceſſioni, andaro
Ad habitar ne la citta di Marte.
Piú d’uno imperatore, e Re preclaro
Fu di ql ſangue i Roma, e in altra parte,
Cominciando a Coſtate, e a Coſtantino
Sino a Re Carlo figlio de Pipino,
[72]
Fu Ruggier primo: e Gianbaron di qſti
Buouo: Rábaldo, al ſin Ruggier ſecodo,
Che ſé come d’Atlante vdir poteſti
Di noſtra madre l’utero fecondo,
De la progenie noſtra i chiari geſti
Per l’hiſtorie vedrai celebri al mondo:
Segui poi come venne il Re Agolante
Con Almóte e col padre d’ Agramante.
[73]
E come meno ſeco vna Dózella
Ch’ era ſua ſiglia: tanto valoroſa
Che molti Paladin gitto di fella,
E di Ruggiero al ſin venne amoroſa,
E per ſuo amor del padre ſu ribella
E battezoflí, e diuentogli ſpofa,
Narro come Beltramo traditore
Per la cognata arte d’ incerto amore.
[74]
E che la patria, e’l padre e duo ſratelli
Tradi, coli ſperando acquiſtar lei,
Aperte Riſa a gli nimici, e quelli
Fer di lor tutti i portamenti rei,
Come Agolante i ſigli iniqui e felli
Poſer Galaciella, che di fei
Mefi era graue, in mar ſenza gouerno,
Quando ſu tépeſtofo al maggior verno.
[75]
Staua Marphiſa con ſerena ſronte
Fiſa al parlar che’l ſuo german facea,
Et eſſer ſcefa da la bella ſonte
C hauea ſi chiari riui, ſi godea,
Quinci Mongrana, e qndi Chiaramente
Le due progenie deriuar ſapea,
Ch’ai modo fur molti e molt’ani e luſtri
Spledide: e ſenza par d’huomini illuſtri.