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Concetti foſte da Ruggier fecondo,
Vi ſu Galaciella genitrice:
I cui ſratelli hauendole dal mondo
Cacciato il genitor voſtro inſelice:
Séza guardar e’ haueſſe in corpo il podo
Divoi, ch’ufeiſte pur di lor radice,
La ſer: perche s’ haueſſe ad affogare
S’ un debol legno porre in mezo al mare.
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Ma Fortuna, che voi ben che non nati
Hauea giá eletti a glorioſe impreſe,
Fece che’l legno a i liti inhabitati
Sopra le Syrti a ſaluamento ſcefe,
Oue, poi che nel mondo v’ hebbe dati:
L’anima eletta al Paradiſo aſceſe,
Come Dio volſe: e ſu voſtro deſtino:
A queſto caſo io mi trouai vicino.
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Diedi: alla madre ſepoltura honeſta
Qual potea darſi in ſi deſerta arena,
E voi teneri auolti ne la veſta
Meco portai fu’l monte di Carena,
E manſueta vſcir de la foreſta
Feci e laſciare i ſigli vna Leena:
De le cui poppe dieci meſi e dieci
Ambi nutrir con molto ſtudio feci.
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Vn giorno che d’andar per la contrada
E da la ſtaza allontanar m’occorſe
Vi foprauenne a caſo vna maſnada
D’ Arabi (e ricordaruene de ſorſè)
Che te Marphiſa tolſer ne la ſtrada
Ma no poter Ruggier: che meglio corſe,
Reſtai de la tua perdita dolente
E di Ruggier guardian piú diligente.
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Ruggier ſé ti guardo mentre che viſſe
Il tuo maeſtro Atlante tu lo fai,
Di te ſenti predir le ſtelle ſiſſe
Che tra Chriſtiani a tradigion- morrai,
E perche il male inſluſſo non ſeguiſſe,
Tenertene lontan m’affaticai,
Ne oſtare al ſin potendo alla tua voglia,
Infermo caddi, e mi mori di doglia.
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Ma inanzi a morte, qui doue preuidi
Che con Marphiſa hauer pugna doueui,
Feci raccor con inſernal ſuſſidi
A ſormar queſta tomba i faſſi greui,
Et a Charon diſſi con alti gridi
Dopo morte non vo lo ſpirto leui
Di queſto boſco, ſin che non ci giugna
Ruggier con la ſorella per far pugna,
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Coſi Io ſpirto mio per le belle ombre
Ha molti di aſpettato il venir voſtro,
Si che mai geloſia piú non t’ ingombre
O Bradamante ch’ami Ruggier noſtro,
Ma tèpo e hormai ch de la luce io ſgobre
E mi conduca al tenebroſo chioſtro:
Qui ſi tacque, e a Marphiſa & alla ſiglia
D’amò laſcio e a ruggier gra marauiglia
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Riconoſce Marphiſa per ſorella
Ruggier con molto gaudio, & ella lui:
E ad abbracciarſi, ſenza oſſender quella
Che per Ruggiero ardea, vano ambidui:
E ramentando de l’etá nouella
Alcune coſe, i feci, io diſſi, io ſui,
Vengon trouando con piú certo effetto
Tutto eſſer ver quel e’ ha lo ſpirto detto.