Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/501


 [36]
Ben penſa quel che le parole denno
     Volere inſerir piú, ch’ella l’accuſa
     Che la conuention ch’inſieme fenno
     Non le oſſeruaua, onde per farne iſcuſa
     Di volerle parlar le fece cenno,
     Ma quella giá con laviſiera chiuſa
     Venia dal dolor ſpinta e da la rabbia
     Per porlo e ſorſè oue non era ſabbia.

 [37]
Quando Ruggier la vede tanto acceſa
     Si riſtringe ne l’arme e ne la fella:
     La lancia arreſta, ma la tien foſpefa
     Piegata in parte, oue no nuoccia a quella
     La Donna ch’a ferirlo e a fargli ofTefa
     Venia con mente di pietá rubella,
     Non potè foſſerir, come ſu appreſſo
     Di porlo i terra, e fargli oltraggio eſpffo

 [38]
Coſi lor lancie van d’effetto vote
     A qllo incontro, e baſta ben s’ Amore
     Co l’un gioſtra e con l’altro, e gli pcuote
     D’ una amoroſa lancia in mezo il core,
     Poi che la Donna foſſerir non puote
     Di far onta a Ruggier: volge il furore
     Che l’arde il petto altroue, e vi fa coſe
     Che faran ſin che giri il ciel famoſe.

 [39]
In poco ſpatio ne gitto per terra
     Trecento e piú: con quella lancia d’oro
     Ella ſola quel di vinſe la guerra
     Meſſe ella ſola in ſuga il popul Moro,
     Ruggier di qua di la s’ aggira & erra
     Tanto che ſé le accoſta e dice, io moro
     S’ io nò ti parlo, ohimè che t’ho fatto io?
     Che mi debbi ſuggire ? odi perdio.

 [40]
Come a i meridional tiepidi venti
     Che ſpirano dal mare il ſiato caldo
     Le nieui ſi diſciolueno, e i torrenti
     E il ghiaccio che pur dianzi era ſi ſaldo:
     Coſi a quei prieghi a quei breui lamenti
     Il cor de la ſorella di Rinaldo
     Subito ritorno pietoſo e molle:
     Che l’ira piú che marmo indurar volle.

 [41]
No vuol dargli o no puote altra riſpoſta
     Ma da trauerſo ſprona Rabicano,
     E quanto può da glialtri ſi difeoſta
     Et a Ruggiero accena con la mano:
     Fuor de la moltitudine in repoſta
     Valle ſi traſſe, ou’era vn píccol piano,
     Ch’i mezo hauea vn boſchetto di cypffi
     Che parean d’una ſtampa tutti impreſſi.

 [42]
In quel boſchetto era di bianchi marmi
     Fatta di nuouo vn’alta ſepoltura,
     Chi dentro giaccia era con breui carmi
     Notato, a chi ſaperlo haueſſe cura,
     Ma quiui giunta Bradamante, parmi
     Che giá non poſe mente alla ſcrittura
     Ruggier dietro il cauallo affretta e puge
     Tanto ch’al boſco e alla donzella giuge.

 [43]
Ma ritorniamo a Marphiſa: che s’ era
     In queſto mezo in fu’l deſtrier rimeſſa,
     E venia per trouar quella guerriera
     Ch l’hauea al primo ſcótro I terra meſſa,
     E la vide partir ſuor de la ſchiera
     E partir Ruggier vide e feguir’effa,
     Ne ſi penſo che per amor ſeguiſſe,
     Ma per ſinir con l’arme ingiurie riſſe,