Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/499


 [20]
Forza e a Marphiſa ch’a ql colpo vada
     A prouar fe’l terreno e duro o molle,
     E coſa tanto inſolita le accada
     Ch’ella n’e per venir di ſdegno ſolle,
     Fu in terra a pena che traſſe la ſpada
     E vendicar di quel cader ſi volle,
     La ſigliuola d’ Amon non meno altiera
     Grido, che fai? tu fei mia prigioneira,

 [21]
Se bene vſo con glialtri corteſia
     Vſar teco Marphiſa non la voglio,
     Come a colei che d’ogni villania
     Odo che fei dotata e d’ogni orgoglio,
     Marphiſa a quel parlar ſremer s’ lidia
     Come vn vento marino in vno ſcoglio,
     Grida, ma ſi p rabbia ſi confonde
     Ctí no può eſprimer ſuor ql che riſpóde.

 [22]
Mena la ſpada, e piú ferir non mira
     Lei, che’l deſtrier, nel petto e ne la paci
     Ma Bradamante al ſuo la briglia gira
     E quel da parte Cubito ſi lancia,
     E tutto a vn tempo con iſdegno & ira
     La ſigliuola d’ Amon ſpinge la lancia
     E con quella Marphiſa tocca a pena
     Che la fa riuerſar fopra l’arena.

 [23]
A pena ella ſu in terra, che rizzoſſe
Cercando far con la ſpada mal’opra,
Di nuouo l’naſta Bradamante moſſe
E Marphiſa di nuouo andò ſozopra,
Benché poſſente Bradamante foſſe
Non perho ſi a Marphiſa era di fopra:
Che l’haueſſe ogni colpo riuerſata,
Ma tal virtú ne l’haſta era incantata.

 [24]
Alcuni cauallieri in queſto mezo
     Alcuni dico de la parte noſtra,
     Se n’ erano venuti doue in mezo
     l’un capo e l’altro ſi facea la gioſtra,
     Che non eran lontani vn miglio e mezo,
     Veduta la virtú che’l ſuo dimoſtra:
     Il ſuo che non conoſcono altri mente
     Che per vn cauallier de la lor gente.

 [25]
Queſti vedèdo il generoſo figlio
     Di Troiano alle mura approſſimarſi:
     Per ogni caſo per ogni periglio
     Non volſe ſproueduto ritrouarſi:
     E ſé che molti all’arme dier di piglio
     E che ſuor de i ripari appreſentarſi:
     Tra queſti ſu Ruggiero, a cui la fretta
     Di Marphiſa la gioſtra hauea intercetta.

 [26]
L’inamorato giouene mirando
     Stana il ſucceſſo, e gli tremaua il core.
     De la ſua cara moglie dubitando
     Che di Marphiſa ben ſapea il valore,
     Dubito dico nel principio, quando
     Si moſſe l’una e l’altra con furore,
     Ma viſto poi come ſucceſſe il fatto
     Keſto marauiglioſo e ſtupefatto.

 [27]
E poi che ſin la lite lor non hebbe
     Come hauea l’altre hauute al prio ícotro
     Nel cor profundamente gli ne’ncrebbe
     Dubbioſo pur di qualche ſtrano icótro,
     De l’una egli e de l’altra il ben vorrebbe
     Ch’ama amedue: nò ch da porre incOtro
     Sien queſti amori, e l’un ſiamma e furore
     L’altro beniuolenza piú ch’amore.