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Del Re de ſiumi tra l’altiere corna
Hor ſiede humil (diceagli) e piccol borgo
Dinazi il Po di dietro gli ſoggiorna
D’alta palude vn nebuloſo gorgo:
Che volgendoli gli anni la piú adorna
Di tutte le citta d’ Italia ſcorgo,
No pur di mura, e d’ampli tetti regi
Ma di bei ſtudi, e di coſtumi egregi.
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Tanta eſaltazione e coli preſta
Non ſortuita o d’auentura caſca:
Ma l’ha ordinata il ciel perche ſia queſta
Degna ich l’huom di ch’io ti parlo, naſca
Che doue il ſrutto ha da venir s’ ineſta
E con ſtudio ſi fa creſcer la fraſca
E l’artefice l’oro affinar ſuole
In che legar gemma di pregio vuole,
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Ne ſi leggiadra ne ſi bella verte
Vnqj hebbealtr’alma í ql terreſtre regno
E raro e ſcefo e ſcendera da queſte
Sphere ſuperne vn ſpirito ſi degno,
Come per farne Hippolyto da Eſte
N’haue l’eterna mente alto diſegno:
Hippolyto da Eſte fará detto
l’huomo a chi Dio ſi ricco dono ha eletto
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Quegli ornamenti che diuiſi in molti
A molti baſterian per tutti ornarli,
In ſuo ornamento haura tutti raccolti
Coſtui di e’ hai voluto ch’io ti parli,
I e vii nuli per lui, per lui ſoſſolti
Saran gli ſtudi, e s’io vorrò narrarli
Alti tuoi merti, al ſin ſon ſi lontano
Ch’Orlando il ſenno aſpetterebbe ivano.
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Coſi venia l’imitator di Chriſto
Ragionando col Duca, e poi che tutte
Le ſtanze del gran luogo hebbono viſto
Onde l’humane vite eran condutte,
Su’l fiume vſciro che d’ arena mirto
Con l’onde diſcorrea turbide e brutte:
E vi trouar quel vecchio in ſu la riua
Che con gl’impreffi nomi vi veniua.
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Non ſo ſé vi ſia a mente, io dico quello
Ch’ai ſin de l’altro canto vi laſciai
Vecchio di faccia, e ſi di membra ſnello
Che d’ogni ceraio e piú veloce assai.
De glialtrui nomi egli ſi empia il matello
Scemaua il monte e non ſiniua mai
Et in quel fiume che Lethe ſi noma
Scarcaua anzi perdea la ricca ſoma.
[12]
Dio che come arriua in ſu la ſponda
Del fiume quel prodigo Vecchio, ſcuote
Il lembo pieno, e ne la turbida onda
Tutte laſcia cader l’impreſſe note,
Vn numer ſenza ſin ſé ne profonda
Ch’ un minimo vſo hauer no ſé ne puote,
E di cento migliaia che l’arena
Su’l fondo inuolue, vn ſé ne ſerua a pena.
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Lungo e d’ intorno quel fiume volando
Giuano corui & auidi auoltori
Mulacchie, e varii augelli che gridado
Facean diſcordi ſtrepiti e romori,
Et alla preda correan tutti: quando
Sparger vedean gli ampliſſimi theſori
E chi nel becco, e chi ne l’ugna torta
Ne prende, ma lontan poco li porta.