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E quella a i fiori a i pomi, e alla verzura
Gli odor diuerſi depredando ghia:
E di tutti faceua vna miſtura
Che di ſoauita l’alma notriua,
Surgea vn palazzo in mezo alla pianura
Ch’accefo eſſer parea di ſiamma viua,
Tanto ſplendore intorno: e tanto lume
Raggiaua ſuor d’ogni mortai coſtume.
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Aſtolfo il ſuo deſtrier verſo il palagio
Che piú di trenta miglia intorno aggira,
A paſſo lento fa muouere adagio
E quinci, e quindi il bel paeſe ammira:
E giudica appo quel, brutto e maluagio
E che ſia al cielo & a natura in ira
Queſto c’habitian noi fetido mondo,
Tanto e ſoaue quel chiaro e giocondo.
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Come egli e preſſo al luminoſo tetto
Attonito rima di marauiglia,
Che tutto d’una gemma e’l muro ſchietto
Piú che carbóchio lucida e vermiglia,
ſtupenda opra, o dedalo architetto
Qual fabrica tra noi le raſſimiglia?
Taccia qualunque le mirabil fette
Moli del mondo in tanta gloria mette,
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Nel lucente veſtibulo di quella
Felice caſa, vn vecchio al Duca occorre
Che’l manto ha roſſo e bianca la gonella
Ch l’fl può al latte e l’altroal minio opporre
1 crini ha bianchi, e biaca la maſcella
Di ſolta barba ch’ai petto diſcorre:
Et e ſi venerabile nel viſo
Ch’un de gli eletti par del paradiſo.
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Coſtui con lieta faccia al Paladino
Che riuerente era d’arcion diſcefo
Diſſe, o Baron che per voler diuino
Sei nel terreſtre paradiſo aſcefo,
Come che ne la cauſa del camino
Ne il ſin del tuo deſir da te ſia inteſo.
Pur credi, che non ſenza alto myſterio
Venuto fei da l’Artico hemiſperio.
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Per imparar come ſoccorrer dei
Carlo, e la ſanta ſé tor di periglio,
Venuto meco a conſigliar ti fei
Per coſi lunga via ſenza conſiglio,
Ne a tuo ſaper, ne a tua virtú vorrei
Ch’ eſſer qui giunto attribuiſſi o figlio,
Che ne il tuo corno, ne il cauallo alato
Ti valea, ſé da Dio non t’ era dato.
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Ragionerem piú adagio inſieme poi:
E ti diro come a procedere hai:
Ma prima vienti a ricrear con noi
Che’l digiun lungo de noiarti hormai,
Continuando il Vecchio i detti ſuoi
Fece marauigliare il Duca assai,
Quado ſcoprendo il nome ſuo, gli diſſe
Eſſer colui che l’Euagelio ſcriffe.
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Quel tanto al Redentor caro Giouanni
Per cui il ſermone tra i ſratelli vſcio,
Che non douea per morte ſinir glianni
Si che ſu cauſa che’l ſigliuol di Dio
A Pietro diſſe, perche pur t’ affanni ?
S’io vo che coſi aſpetli il venir mio?
Ben che non diſſe egli non de morire
Si vede pur che coſi volſe dire.