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L’ira multiplico ſi, che li ſpinfe
Da le male parole a i peggior fatti,
Alceſte contra il Re la ſpada ſtrinfe
Fra mille ch’in ſuo aiuto s’ erari tratti,
E mal grado lor tutti iui l’eſtinfe
E ql di anchor gli Armeni hebbe disfatti
Con l’aiuto de Cilici e de Thraci
Che pagaua egli: e d’altri ſuoi ſeguaci.
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Seguito la vittoria, & a ſue ſpeſe
Senza diſpendio alcun del padre mio,
Ne rende tutto il regno í men d’un meſe,
Poi per ricompenſarne il danno rio,
Oltr’ alle ſpoglie che ne diede, preſe
In parte, e grauo in parte di gran Fio
Armenia e Capadocia che confina
E ſcorfe Hyrcania ſin ſu la marina.
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In luogo di triompho al ſuo ritorno
Facèmo noi penſier dargli la morte,
Reſtammo poi per non riceuer ſcorno
Che lo veggian troppo d’amici ſorte,
Fingo d’ amarlo, e piú di giorno in giorno
Gli do ſperanza d’effergli conſorte,
Ma prima contra altri nimici noſtri
Dico voler che ſua virtú dimoſtri.
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E quando ſol, quando con poca gente
Lo mando a ſtrane impreſe, e periglioſe,
Da farne morir mille ageuolmente,
Ma lui ſucceſſer ben tutte le coſe,
Che torno con vittoria, e ſu ſouente
Con horribil perſone e monſtruofe
Con Giganti a battaglia e Leſtrigoni
Ch’erano infeſti a noſtre regioni.
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Non ſu da Euriſtheo mai, no ſu mai tanto
Da la Matrigna eſercitato Alcide
In Lerna, I Nemea, í Thracia, i Erimato
Alle valli d’Etholia, alle Numide
Su’l Teure, ſu l’Hibero, e altroue, quanto
Con prieghi ſinti, e con voglie homicide
Efercitato ſu da me il mio amante:
Cercando io pur di torlomi d’auante.
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Ne potédo venire al primo intento
Vengone ad vn di non minore effetto,
Gli ſo quei tutti ingiuriar ch’io ſento
Che per lui ſono, e a tutti í odio il metto,
Egli che non ſentia maggior contento
Che d’ubbidirmi, ſenza alcun riſpetto
Le mani a i ceni miei ſemp hauea pronte,
Senza guardare vn piú d’ ualtro in ſróte.
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Poi che mi ſu, per queſto mezo, auiſo
Spéto hauer del mio padre ogni nimico:
E per lui ſteffo Alceſte hauer conquiſo:
Che nò ſi hauea per noi laſciato amico,
Quel ch’io gli hauea co ſimulato viſo
Celato fin’allhor, chiaro gli eſplico:
Che graue e capitale odio gli porto:
E pur tuttauia cerco che ſia morto.
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Conſiderando poi, s’io lo faceſſi
Ch’ in publica ignominia ne verrei
(Sapeaſi troppo quanto io gli doueſſi
E crudel detta ſempre ne farei)
Mi panie fare assai ch’io gli toglieſſi
Di mai venir piú inanzi a gliocchi miei:
Ne veder ne parlar mai piú gli volſi
Ne meſſo vdi ne lettera ne tolſi.