Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/477


 [19]
Fu repulſo dal Re, ch’in grande ſlato
     Maritar diſegnaua la ſigliuola,
     Non a coſtui, che cauallier priuato
     Altro non tien che la virtude ſola,
     E’l padre mio troppo al guadagno dato
     E all’auaritia d’ ogni vitio ſchuola,
     Tanto apprezza coſtumi, o virtú ammira
     Quanto l’aſino fa il ſuon de la lira.

 [20]
Alceſte il cauallier di ch’io ti parlo
     (Che coſi nome hauea) poi che ſi vede
     Repulſo, da chi piú gratiſicarlo
     Era piú debitor, commiato chiede,
     E lo minaccia nel partir: di farlo
     Pentir, che la ſigliuola non gli diede,
     Se n’ado al Re d’Armenia emulo antico
     Del Re di Lydia, e capital nimico.

 [21]
E tanto ſtimulo che lo diſpofe
     A pigliar l’arme e far guerra a mio padre
     Eſſo per l’opre ſue chiare e famoſe
     Fu fatto capitan di quelle ſquadre,
     Del Re d’Armenia tutte l’altre coſe
     Diſſe, ch’acquiſteria, ſol le leggiadre
     E belle membra mie, volea per ſrutto
     De l’opra ſua, vinto e’ haueſſe il tutto.

 [22]
Io non ti potre’ eſprimere il gran danno
     Ch’ Alceſte al padre mio fa i qlla guerra
     Quattro eſerciti rópe, e in men d’un anno
     Lo mena a tal, che non gli laſcia terra,
     Fuor ch’un caſtel, ch’alte pendici fanno
     Fortiſſimo, e la dentro il Re ſi ferra
     Con la famiglia che piú gli era accetta,
     E eoi theſor che trar vi puote in fretta.

 [23]
Quiui aſſedionne Alceſte, & in nò molto
     Termine, a tal diſperation ne traſſe,
     Che p buon patto hauria mio padre tolto
     Che moglie e ſerua achor, me gli laſciaffe,
     CO la meta del regno, s’ indi aſſolto
     Reſtar d’ ogni altro danno ſi ſperaffe,
     Vederli in breue de l’auanzo priuo
     Era ben certo, e poi morir captiuo.

 [24]
Tentar prima ch’accada, ſi diſpone
     Ogni rimedio che poſſibil ſia,
     E me che d’ogni male era cagione
     Fuor de la rocca ou’ era Alceſte inuia,
     Io vo ad Alceſte con intentione
     Di dargli in preda la perſona mia,
     E pregar che la parte che vuol tolga
     Del regno noſtro, e l’ira in pace volga:

 [25]
Come ode Alceſte ch’io vo a ritrouarlo
     Mi viene incontra pallido e tremante,
     Di vinto e di prigione a riguardarlo
     Piú che di vincitore haue ſembiante,
     Io che conoſco ch’arde, non gli parlo
     Si come hauea giá diſegnato inante,
     Viſta l’occaſion ſo pender nuouo
     Coueniente al grado in ch’io lo trouo.

 [26]
A maledir comincio l’amor d’effo
     E di ſua crudeltá troppo a dolermi,
     Ch’ iniquaméte habbia mio padre oppſſo
     E che p ſorza habbia cercato hauermi,
     Che con piú gratia gli faria ſucceſſo
     Indi a non molti di: ſé tener fermi
     Saputo haueſſe i modi cominciati,
     Ch’ai Re & a tutti noi ſi ſuron grati.