Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/476


 [11]
E comincio, Signor Lydia ſono io
     Del Re di Lydia in grande altezza nata,
     Qui dal giudicio altiſſimo di Dio
     Al ſumo eternamente condannata,
     Per eſſer ſtata al ſido amante mio
     Mentre io viſſi, ſpiaceuole & ingrata,
     D’ altre inſinite e queſta grotta piena
     Poſte per ſimil fallo in ſimil pena.

 [12]
Sta la cruda Anaxarete piú al baffo
     Oue e maggiore il ſumo: e piú martire:
     Reſto couerſo al mondo il corpo in ſaſſo
     E P anima qua giú venne a patire,
     Poi che veder per lei 1* afflitto e laſſo
     Suo amante appeſo potè foſſerire:
     Qui pſſo e Daphne e’ hor s’ auuede cgto
     Erraffe a fare Apollo correr tanto.

 [13]
Lungo faria ſé glinſelici ſpirti
     De le femine ingrate che qui ſtanno
     Voleſſe ad vno ad vno riferirti,
     Che tanti ſon ch’in inſinito vanno,
     Piú lungo anchor faria gli huomini dirti
     A quai P eſſere ingrato ha fatto danno:
     E che puniti ſono in peggior loco
     Oue il ſumo gli accieca: e cuoce il fuoco

 [14]
Perche le donne piú facili e prone
     A creder ſon, di piú ſupplicio e degno
     Chi lor fa ingano, il fa Theſco e Iaſone
     E chi turbo a Latin P antiquo regno,
     Sallo ch’incotra ſé il ſrate Abſalone
     Per Tamar traſſe a ſanguinoſo ſdegno,
     Et altri, & altre, che ſono inſiniti
     Che laſciato ha chi moglie e chi mariti.

 [15]
Ma per narrar di me piú che d’ altrui
     E paleſar l’error che qui mi traſſe:
     Bella, ma altiera piú, ſi in vita ſui
     Che non ſo s’ altra mai mi s’ aguagliaſſe:
     Ne ti ſaprei ben dir, di queſti dui
     S’in me l’orgoglio, o la beltá auanzaſſe:
     Quantuncg il faſto e P alterezza nacque
     Da la beltá, ch’a tutti gliocchi piacque.

 [16]
Era in ql tépo in Thracia vn caualliero
     Eſtimato il miglior del mondo in arme:
     Ilqual da piú d’ un teſtimonio vero
     Di ſingular beltá, ſenti lodarme,
     Tal che ſpontaneamente ſé penſiero
     Di volere il ſuo amor tutto donarme,
     Stimando meritar per ſuo valore
     Che caro hauer di lui doueſſi il core.

 [17]
In Lydia venne, e d’un laccio piú ſorte
     Vinto reſto, poi che veduta m’hebbe,
     Con glialtri cauallier ſi meſſe in corte
     Del padre mio, doue in gra fama crebbe,
     L’alto valore, e le piú d’una ſorte
     Prodezze che moſtro, lungo farebbe
     A raccontarti, e il ſuo merto inſinito
     Qn egli haueſſe a piú grato huo feruito

 [18]
Pamphylia e Caria, e il regno de Cylici
     Per opra di coſtui mio padre vinſe:
     Che P eſercito mai contra i nimici
     Se non quanto volea coſtui: non ſpinfe,
     Coſtui poi che gli parue i beneſici
     Suoi meritarlo, vn di col Re ſi ſtrinfe,
     A domandar gli in premio de le ſpoglie
     Tante arrecate, ch’io ſoſſi ſua moglie.