Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/471


 [100]
Tra la marina e la ſiluoſa ſchena
     Del fiero Atlante, vide ogni contrada,
     Poi die le ſpalle a i monti di Carena
     E fopra i Cyrenei preſe la ſtrada:
     E trauerſando i campi de l’arena
     Venne a confin di Nubia in Albaiada,
     Rimaſe dietro il Cimiter di Batto
     E’l gra tepio d’ Amon e’ hoggi e disfatto.

 [101]
Indi giunſe ad un’altra Tremifenne
     Che di Maumetto pur ſegue lo itilo:
     Poi volſe a glialtri Ethiopi le penne
     Che contra queſti ſon di la dal Nilo,
     Alla citta di Nubia il camiti tenne
     Tra Dobada e Coalle in aria a ſilo:
     Queſti Chriſtiani ſon, quei Saracini
     E ſtan co l’arme in man ſempre a confini.

 [102]
Senapo Imperator de la Ethiopia
     Ch’in loco tien di ſcettro i man la Croce,
     Di gente di cittadi e d’ oro ha copia
     Quindi ſin la doue il mar roſſo ha ſoce,
     E ſerua quaſi noſtra fede propia
     Che può ſaluarlo da l’efilio atroce:
     Glie (s’io non piglio errore) in qſto loco
     Oue al batteſmo loro vfano il fuoco.

 [103]
Diſmoto il duca Aſtolfo alla gran corte
     Dentro di Nubia, e viſito il Senapo:
     Il cartello e piú ricco assai che ſorte
     Oue dimora d’ Ethiopia il capo:
     Le catene de i ponti e de le porte
     Gangheri e chiauiſtei da piedi a capo
     E ſinalmente tutto quel lauoro
     Ch noi di ferro vſiamo, ini vfan d’oro.

 [104]
Anchor che del ſiniſſimo metallo
     Vi ſia tale abondanza, e pur in pregio,
     Colonnate di limpido chryſtallo
     Son le gran loggie del palazzo Regio,
     Fan roſſo, biáco, verde, azurro, e giallo
     Sotto i bei palchi vn relucente ſregio:
     Diuifi tra proportionati ſpatii
     Rubili, Smeraldi, Zaphiri, e Topatii.

 [105]
In mura in tetti in pauimenti ſparte
Eran le perle, eran le ricche gemme,
Quiui il balſamo naſce, e poca parte
N’hebbe appo queſti mai Hieruſalème,
Il muſchio ch’a noi vien, quindi ſi parte
Quldi vien l’abra e cerca altre maréme,
Vengon le coſe in ſomma da quel canto
Che ne i paeſi noſtri vaglion tanto.

 [106]
Si dice che’l Soldan Re de l’Egitto
     A quel Re da tributo e ſta ſuggetto,
     Pereti’ e in poter di lui dal camiti dritte)
     Leuare il Nilo e dargli altro ricetto,
     E per queſto laſciar ſubito afflitto
     Di fame il Cairo, e tutto quel diſtretto,
     Senapo detto e da i fubditi ſuoi:
     Gli dician Preſto o Preteianni noi.

 [107]
Di quanti Re mai d’ Ethiopia ſoro
     Il piú riccho ſu queſti e il piú poſſente.
     Ma con tutta ſua polla e ſuo theſoro
     Gliocchi perduti hauea miſeramente,
     E queſto era il minor d’ogni martoro,
     Molto era piú noioſo e piú ſpiacente
     Che quantunque ricchifTímo ſi chiame
     Cruciato era da perpetua fame.