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Vider Baiardo a zuffa con vn moſtro
Ch’era piú di lui grande, & era augello,
Hauea piú lungo di tre braccia il roſtro
L’altre fattezze hauea di vipiſtrello,
Hauea la piuma negra come inchioſtro:
Hauea l’artiglio grande acuto e fello:
Occhi di fuoco, e ſguardo hauea crudele
L’ale hauea grandi che parean due vele.
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Forſè era vero augel, ma non ſo doue
O quando vn’ altro ne ſia ſtato tale,
Non ho veduto mai: ne letto altroue
Fuor ch’in Turpin: d’un ſi fatto animale,
Queſto riſpetto a credere mi muoue
Che l’augel foſſe vn diauolo inſernale,
Che Malagigi in quella ſorma traſſe
Accio che la battaglia diſturbaffe.
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Rinaldo il credette ancho, e gra parole
F ſconcie poi con Malagigi n’hebbe,
Egli giá confeſſar non glie lo vuole
E perche tor di colpa ſi vorrebbe,
Giura pel lume che da lume al Sole
Che di qſto imputato eſſer non debbe,
Foſſe augello o demonio, il moſtro ſcefe
Sopra Baiardo, e con l’artiglio il preſe.
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Le redine il deſtrier ch’era poſſente
Subito rompe, e con ſdegno e con ira
Contra l’augello i calci adopra e’l dente:
Ma quel veloce in aria ſi ritira.
Indi ritorna, e con l’ugna pungente
Lo va battendo e dognintomo aggira:
Baiardo oſſeſo e che non ha ragione
Di ſchermo alcun, ratto a ſuggir ſi pone.
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Fugge Baiardo alla vicina ſelua
E va cercando le piú ſpeſſe ſronde,
Segue di fopra la pènuta belua
Con gliocchi ſiſi, oue la via feconde.
Ma pure il buon deſtrier tanto s’ inſelua
Ch’ al ſin ſotto vna grotta ſi naſconde,
Poi che l’alato ne perde la traccia
Ritorna in cielo e cerca nuoua caccia.
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Rinaldo e’l Re Gradano che partire
Veggono la cagion de la lor pugna,
Reſtan d’accordo quella differire
Fin che Baiardo ſaluino da l’ugna
Che per la ſcura ſelua il fa ſuggire:
Con patto che qual d’effi lo raggiugna
A quella ſonte lo reſtituifea,
Oue la lite lor poi ſi ſiniſca.
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Seguendo ſi partir da la ſontana
l’herbe nouellamente in terra peſte,
M>0to da lor Baiardo s’allontana
C hebbon le piate in ſeguir lui mal pſte,
Gradaflb che non lungi hauea l’Alfana
Sopra vi falſe, e per quelle foreſte
Molto lontano il Paladin laſcioffe
Triſto e peggio contento che mai foſſe.
[91]
Rinaldo perde l’orme in pochi paſſi
Del ſuo deſtrier, che ſé ſtrano viaggio,
Ch’ andò riui cercando arbori e faſſi
Il pili ſpinofo luogo il piú ſeluaggio,
Accio che da quella vgna ſi celaſſi
Che cadèdo dal ciel gli facea oltraggio,
Rinaldo dopo la fatica vana
Ritorno ad aſpettarlo alla ſontana.