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Pur chiude aleuto appſſo all’alba i lumi
E di veder le pare il ſuo Ruggiero
Ilqual le dica perche ti conſumi
Dando credenza a ql che non e vero?
Tu vedrai prima all’erta andare i ſiumi
Ch’ad altri mai ch’a te volga il penderò,
S’ io non amaſſi te ne il cor potrei
Ne le pupille amar de gli occhi miei.
[61]
E par ch le ſuggiunga io ſon venuto
Per battezarmi, e far quato ho promeſſo,
E s’ io ſon ſtato tardi: m’ha tenuto
Altra ferita che d’ amore oppreſſo,
Fuggeſi in queſto il ſonno, ne veduto
E piú Ruggier che ſé ne va con eſſo,
Rinuoua allhora i pianti la donzella
E ne la mente ſua coſi fauella.
[62]
Fu ql che piacque vn falſo ſogno, e qſto
Ch mi tormèta, ahi laſſa, e vn veggiar vero.
Il ben ſu ſogno a dileguarſi pſto,
Ma nò e ſogno il martire aſpro e fiero,
Per e’ hor non ode e vede il ſenſo deſto
Quel ch’udire e veder parue al pèſiero?
A che conditione occhi miei ſete
Che chiuſi il ben e apti il mal vedete?
[63]
Il dolce ſonno mi promiſe pace
Ma l’amaro veggiar mi torna in guerra,
Il dolce ſonno e ben ſtato falace:
Ma P amaro veggiare ohimè non erra,
Se’l vero annoia e il falſo ſi mi piace
Nò oda o vegga mai piú vero in terra:
Se’l dormir mi da gaudio, e il veggiar guai
Poſſa io dormir sèza deſtarmi mai.
[64]
O felice animai ch’un ſonno ſorte
Sei meſi tien ſenza mai gli occhi aprire,
Che s’affimigli tal ſonno alla morte,
Tal veggiare alla vita, io non vo dire,
Ch’a tutt’ altre contraria la mia ſorte
Sente morte a veggiar, vita a dormire
Ma s’ a tal ſonno, morte s’ aſſimiglia
Deh Morte horhora chiudimi le ciglia.
[65]
Del’Orizonte il Sol fatte hauea roſſe
l’eſtreme parti, e dileguato intorno
S’ eran le nubi, e no parea che foſſe
Simile all’altro il cominciato giorno,
Quado ſuegliata Bradamante armoſſe,
Per fare a tèpo al ſuo camin ritorno,
Rendute hauendo gratie a ql Signore
Del buono albergo: e del’hauuto honoſ.
[66]
E trouo che la dona meſſaggiera
Con damigelle ſue con ſuoi feudieri,
Vſcita de la rocca venut’ era
La doue l’attendean quei tre guerrieri,
Quei che co l’haſta d’oro eſſa la ſera,
Fatto hauea riuerſar giú de i deſtrieri,
E che patito hauean con gran diſagio
La notte l’acq e il vèto e il ciel maluagio.
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Arroge a tanto mal ch’a corpo voto
Et eſſi e i lor caualli eran rimaſi:
Battendo i denti e calpeſtando il loto:
Ma quaſi lor piú increſce, e ſenza quaſi
Increſce e preme piú, che fará noto
La meſſaggiera appreſſo a glialtri caſi
Alla ſua donna, che la prima lancia
Glihabbia abbattuti e’ ha trouata i Fracia