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Caro Guidone a ſuoi ſratelli ſtato
Credo farebbe in ogni tempo assai,
Ma lor ſu al gran biſogno hora piú grato
Ch’effer poteſſe in altro tempo mai,
Poſcia che’l nuouo Sole incoronato
Del mare vſci di luminoſi rai
Guidon co i ſrati, e co i pareti in ſchiera
Se ne torno ſotto la lor bandiera.
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Tanto vn giorno, & vn’ altro ſé n’andaro
Che di Parigi alle aſſediate porte
A men di dieci miglia s’ accoſtaro:
In ripa a Senna, oue per buona ſorte
Griphone & Aquilante ritrouaro:
I duo guerrier da l’armatura ſorte:
Griphone il bianco, & Aquilate il nero,
Che partorí Giſmonda d’ Oliuiero.
[38]
Con eſſi ragionaua vna donzella
Non giá di vii conditione in viſta:
Che di ſciamito bianco la gonnella
Fregiata intorno hauea d’ aurata liſta:
Molto leggiadra in apparenza, e bella
Foſſe quantunqj lachrymoſa e triſta:
E moſtraua ne geſti, e nel ſembiante
Di coſa ragionar molto importante.
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Conobbe i cauallier come eſſi lui
Guidon, che ſu con lor pochi di inanzi:
Et a Rinaldo diſſe, eccoui dui
A cui vati pochi di valore inanzi:
E ſé p Carlo ne verran con nui
Non ne ſtaranno i Saracini inanzi:
Rinaldo di Guidon conferma il detto
Che l’uno e l’altro era guerrier perfetto.
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Gli hauea riconoſciuti egli non manco:
Perho che quelli ſempre erano vſati
l’un tutto nero, e P altro tutto bianco
Yeſtir ſu l’arme, e molto andare ornati:
Da l’altra parte eſſi conobbero ancho
E ſalutar Guidon, Rinaldo, e i ſrati,
Et abbracciar Rinaldo come amico
Meſſo da parte ogni lor’ odio antico.
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S’ hebbero vn tepo i vrta e 1 gra diſpetto
Per Truffaldin, che ſora lungo a dire:
Ma quitti inſieme con ſraterno affetto
S’ accarezzar, tutte obliando P ire:
Rinaldo poi ſi volſe a Sanſonetto
Ch’era tardato vn poco piú a venire:
E lo raccolſe col debito honore
A pieno inſtrutto del ſuo gran valore.
[42]
Toſto che la donzella piú vicino
Vidi Rinaldo, e conoſciuto l’hebbe:
C hauea notitia d’ogni paladino
Gli diſſe vna nouella che gl’increbbe:
E comincio, Signore il tuo cugino
A cui la chieſa e P alto imperio debbe:
Quel giá ſi faggio & honorato Orlando
E fatto ſtolto, e va pel mondo errando.
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Onde cauſato coſi ſtrano e rio
Accidente gli ſia, non ſo narrarte
La ſua ſpada e l’altr’arme ho vedute io
Che per li campi hauea gittate e ſparte,
E vidi vn cauallier corteſe e pio
Che le andò raccoglièdo da ogni parte
E poi di tutte quolk’ vn’ arbuſcello
Fé a guiſa di tropheo, pompoſo e bello