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canto primo 9


 [30]
Ne tempo hauendo a penſar altra ſcuſa
     E conoſcendo ben che’l ver gli diſſe
     Reſto ſenza riſpoſta a bocca chiuſa:
     Ma la vergogna il cor ſi gli trafiſſe
     Che giuro per la vita di Lanfuſa
     Nō voler mai ch’altro elmo lo copriſſe:
     Se nō quel buono che gia in Aſpramōte
     Traſſe dal capo Orlādo al fiero Almōte.

 [31]
E ſeruo meglio queſto giuramento
     Che nō auea quell’altro fatto prima,
     Quindi ſi parte tanto mal cōtento
     Che molti giorni poi ſi rode e lima:
     Sol di cercare e il Paladino intento
     Di qua, di la doue trouarlo ſtima
     Altra ventura al buon Rinaldo accade
     Che da coſtui tenea diuerſe ſtrade.

 [32]
Non molto va Rinaldo che ſi vede
     Saltare inanzi il ſuo deſtrier feroce
     Ferma Baiardo mio, deh ferma il piede
     Che l’eſſer ſenza te troppo mi nuoce:
     Per q̄ſto il deſtrier ſordo a lui nō riede
     Anzi più ſe ne va ſempre veloce:
     Segue Rinaldo e d’ira ſi diſtrugge,
     Ma ſeguitiamo Angelica che fugge.

 [33]
Fugge tra ſelue ſpauentoſe e ſcure
     Per lochi inhabitati, ermi e ſeluaggi:
     Il mouer de le frondi e di verzure
     Che di cerri ſentia, d’olmi, e di faggi:
     Fatto le hauea con ſubite paure
     Trouar di qua: di la ſtrani viaggi:
     Ch’ad ogni ōbra veduta o ī mōte o ī valle,
     Temea Rinaldo hauer ſemp̄ alle ſpalle.

 [34]
Qual pargoletta o damma o capriuola
     Che tra le fronde del natio boſchetto
     Alla madre veduta habbia la gola
     Strīger dal pardo, o aprirle ’l fiāco o ’l petto
     Di ſelua in ſelua dal crudel ſ’inuola
     E di paura triema e di ſoſpetto:
     Ad ogni ſterpo che paſſando tocca
     Eſſer ſi crede all’empia fera in bocca.

 [35]
Quel di e la notte a mezzo l’altro giorno
     S’ando aggirando, e non ſapeua doue
     Trouoſſi al fine in vn boſchetto adorno
     Che lieuemente la freſca aura muoue
     Duo chiari riui mormorando intorno
     Sempre l’herbe vi fan tenere e nuoue
     E rendea ad aſcoltar dolce cōcento
     Rotto tra picciol ſaſſi, il correr lento.

 [36]
Quiui parendo a lei d’eſſer ſicura
     E lontana a Rinaldo mille miglia:
     Da la via ſtanca e da l’eſtiua arſura
     Di ripoſare alquanto ſi conſiglia,
     Tra fiori ſmonta, e laſcia alla paſtura
     Andare il palafren ſenza la briglia:
     E q̄l va errādo intorno alle chiare onde
     Cħ di freſca herba haueā piene le ſpōde

 [37]
Ecco non lungi vn bel ceſpuglio vede
     Di prun fioriti e di vermiglie roſe:
     Che de le liqde onde al ſpecchio ſiede
     Chiuſo dal Sol fra l’alte q̄rcie ombroſe,
     Coſi voto nel mezo, che cōcede
     Freſca ſtanza fra l’ombre più naſcoſe,
     E la foglia coi rami in modo e miſta
     Che ’l Sol nō v’entra, nō cħ minor viſta.