Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/422


 [28]
Ne ceſſan raccordargli il graue danno
     Che n’ha d’hauere il Popul Saracino,
     Muora Ruggiero, o il Tartaro tyranno
     Quel che prefitto e dal ſuo ſier deſtino,
     D’ un ſol di lor via piú biſogno haurano
     Per contraſtare al figlio di Pipino:
     Che di dieci altri mila che ci ſono
     Tra quai fatica e ritrouare vn buono.

 [29]
Conoſce il Re Agramate che glie vero
     Ma no può piú negar ciò e’ ha promeſſo,
     Bè pga Madricardo, e il buon Ruggiero
     Che gli ridonin quel e’ ha lor conceſſo,
     E tanto piú, che’l lor litigio e vn Zero
     Ne degno in proua d’arme eſſer rimeſſo,
     E s’ in ciò pur no’l vogliono vbbidire
     Voglino almen la pugna differire.

 [30]
Cinque o fei raefi il ſingular certame
     O meno o piú ſi differiſca, tanto
     Che cacciato habbin Carlo del Reame
     Tolto lo ſcettro la corona e il manto,
     Ma l’u e l’altro: achor ch voglia e brame
     Il Re vbbidir, pur ſta duro da canto,
     Che tale accordo obbrobriofo ſtima
     A ch’il conſenſo ſuo vi dará prima.

 [31]
Ma piú de’l Re, ma piú d’ ognu ch’in váo
     Spenda a placare il Tartaro parole,
     La bella ſiglia del Re Stordilano
     Supplice il priega, e ſi lamenta e duole
     Lo prega che conſenta al Re Africano
     E voglia quel che tutto il campo vuole:
     Si lamenta e ſi duol, che per lui ſia
     Timida ſempre, e piena d’angonia.

 [32]
Laſſa (dicea) che ritrouar pofs’ io
     Rimedio mai ch’a ripoſar mi vaglia?
     S’ hor còtra queſto hor quel, nuouo diſio
     Vi trarrá ſemp a veſtir piaſtra e maglia?
     dia potuto giouare al petto mio
     Il gaudio, che ſia ſpenta la battaglia
     Per me da voi contra quell’altro preſa
     Se vn’ altra non minor ſé n’e giá acceſa.

 [33]
Ohimè ch’in vano i me n’ andaua altiera
     Ch’ un Re ſi degno vn cauallier ſi ſorte,
     Per me voleſſe in periglioſa e ſiera
     Battaglia, porſi al riſchó de la morte,
     C hor veggo per cagion tanto leggiera
     Non meno eſporui alla medeſma ſorte,
     Fu naturai ferocitá di core
     Ch’a qlla v’ inſtigo piú che’l mio amore.

 [34]
Ma ſé glie ver che’l voſtro amor ſia qllo
     Che vi sforzate di moſtrarmi ogn’ hora
     Per lui vi prego, e per quel gra ſlagello
     Che mi percuote l’alma: e che m’accora:
     Che non vi caglia fe’l candido augello
     Ha ne lo ſcudo quel Ruggiero anchora
     Vtile o danno a voi non ſo ch’importi
     Che laſci quella inſegna, o che la porti.

 [35]
Poco guadagno e perdita vſcir molta
     De la battaglia può, che per far ſete,
     Quado habbiate a Ruggier l’Aqla tolta
     Poca merce d’ un gra trauaglio haurete:
     Ma ſé Fortuna le ſpalle vi volta
     (Che non perho nel crin preſa tenete,)
     Caufate vn danno, ch’a penſarui ſolo
     Mi ſento il petto giá ſparrar di duolo.