[22]
O gran bōta de cauallieri antiqui
Eran riuali, eran di fe diuerſi,
E ſi ſentian de gli aſpri colpi iniqui
Per tutta la perſona ancho dolerſi,
E pur per ſelue oſcure e calli obliqui
Inſieme van ſenza ſoſpetto hauerſi:
Da quattro ſproni il deſtrier pūto arriua
Oue vna ſtrada in due ſi dipartiua.
[23]
E come quei che nō ſapean ſe l’una
O l’altra via faceſſe la dōzella
(Perho che ſenza differentia alcuna
Apparia in amēdue l’orma nouella)
Si meſſero ad arbitrio di Fortuna
Rinaldo a queſta: il Saracino a quella:
Pel boſco Ferrau molto ſ’auuolſe:
E ritrouoſſi al fine onde ſi tolſe.
[24]
Pur ſi ritroua anchor ſu la riuera
La doue l’elmo gli caſco ne l’onde:
Poi che la dōna ritrouar nō ſpera
Per hauer l’elmo che’l fiume gli aſcōde
In quella parte onde caduto gliera
Diſcende ne l’eſtreme humide ſpōde:
Ma quello era ſi fitto ne la ſabbia
Cħ molto haura da far prīa che l’habbia.
[25]
Con vn gran ramo d’albero rimōdo,
Di c’hauea fatto vna pertica lunga:
Tenta il fiume e ricerca ſino al fondo
Ne loco laſcia oue nō batta e punga:
Mētre, cō la maggior ſtizza del mōdo,
Tanto l’indugio ſuo quiui prolunga
Vede di mezo il fiume vn caualliero
Inſino al petto vſcir d’aſpetto fiero,
[26]
Era fuor che la teſta tutto armato
Et hauea vn’elmo ne la deſtra mano:
Hauea il medeſimo elmo che cercato
Da Ferrau fu lungamente in vano:
A Ferrau parlo come adirato
E diſſe, ah mancator di fe Marano
Perche di laſciar l’elmo āche t’aggreui
Che render gia gran tempo mi doueui?
[27]
Ricordati Pagan quando vccideſti
D’Angelica il fratel (che ſon quell’io)
Dietro all’altr’arme tu mi prometteſti
Gittar fra pochi di l’elmo nel rio
Hor ſe Fortuna: quel che nō voleſti
Far tu, pone ad effetto il voler mio
Nō ti turbare, e ſe turbar ti dei
Turbati che di fe mancato ſei.
[28]
Ma ſe deſir pur hai d’un’elmo fino
Trouāe vn’altro, & habbil cō più honor̄
Vn tal ne porta Orlando paladino,
Vn tal Rinaldo, e forſe ancho migliore:
L’un fu d’Almōte, e, l’altro di Mābrino:
Acquiſta vn di quei duo col tuo valore
E queſto ch’hai gia di laſciarmi detto,
Farai bene a laſciarmi cō effetto.
[29]
All’apparir che fece all’improuiſo
De l’acqua l’ōbra, ogni pelo arriccioſſi
E ſcoloroſſi al Saracino il viſo,
La voce ch’era per vſcir fermoſſi:
Vdendo poi da l’Argalia, ch’ucciſo
Quiui hauea gia (cħ l’Argalia nomoſſi)
La rotta fede coſi improuerarſe
Di ſcorno e d’ira, dentro, e di fuor arſe