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A quella guiſa che veggian tal’hora
Farſi d’uno aeron: farli d’uno pollo:
Quando ſi vuol de le calde interiora
Che Falcone o ch’Aſtor reſti ſatollo:
Quáto e bene accaduto che non muora
Quel che ſu a riſco di ſiaccarli il collo:
Ch’ad altri poi queſto miracol diſſe
Si che l’udi Turpino, e a noi lo ſcriffe.
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E queſte & altre assai coſe ſtupende
Fece nel trauerſar de la montagna,
Dopo molto cercare al ſin diſcende
Verſo Meriggie alla terra di ſpagna:
E lungo la marina il camin prende
Ch’ intorno a Taracona il lito bagna,
E come vuol la ſuria che lo mena
Penſa farſi vno albergo in quella arena.
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Doue dal Sole alquanto ſi ricuopra
E nel ſabbion ſi caccia arrido e trito,
Stando coſi, gli venne a caſo fopra
Angelica la bella e il ſuo marito:
Ch’ eran (ſi come io vi narrai di fopra)
Sceſi da i monti in ſu l’Hiſpano lito:
A men d’ un braccio ella gli giuſe appſſo
Perche non s’ era accorta achora d’ eſſo,
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Che foſſe Orlando nulla le ſouiene
Troppo e diuerſo da quel ch’eſſer ſuole,
Da indi in qua che ql furor lo tienne
E ſemp ádato nudo all’ombra e al Sole,
Se foſſe nato all’aprica Syene:
O doue Ammone il Garamante cole
O preſſo a i moti onde il grá Nilo ſpiccia
No dourebbe la carne hauer piú arficcia
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Quaſi aſcoſi hauea gliocchi ne la teſta
La faccia macra, e come vn’offo aſciutta:
La chioma rabufTata horrida e meſta
La barba ſolta ſpauentofa e brutta,
Non piú a vederlo Angelica ſu preſta
Che foſſe a ritornar tremando tutta:
Tutta tremado e empièdo il ciel di grida
Si volſe per aiuto alla ſua guida.
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Come di lei s’accorfe Orlando ſtolto
Per ritenerla ſi leuo di botto,
Coſi gli piacque il delicato volto
Coſi ne venne immantinente giotto,
D’hauerla amata e riuerita molto
Ogni ricordo era in lui guaſto e rotto,
Gli corre dietro, e tien qlla maniera
Che terria il cane a ſeguitar la ſera.
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Il giouine che’l pazzo ſeguir vede
La donna ſua, gli vrta il cauallo adoſſo,
E tutto a vn tempo lo percuote e ſiede
Come lo troua, che gli volta il doſſo,
Spiccar dal buſto il capo ſé gli crede
Ma la pelle trouo dura come oſſo:
Anzi via piú ch’acciar, ch’Orlando nato
Impenetrabile era, & aflatato.
[63]
Come Orlando ſenti batterſi dietro
Giroſſi, e nel girare il pugno ſtrinfe,
E con la ſorza che paſſa ogni metro
Feri il deſtrier che’l Saracino ſpinfe:
Ferii fu’l capo, e come foſſe vetro
Lo ſpezzo ſi, che quel cauallo eſtinfe,
E riuoltoſſe in vn medeſmo inſtante
Dietro a colei che gli fuggiua inante.