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l’acqua gli fece diſtaccare in fretta
Orlando e nudo e nuota com’un peſce:
Di qua le braccia, e di la i piedi getta:
E viene a proda, e come di ſuor eſce
Correndo va, ne per mirare aſpetta
Se in biaſmo o in loda queſto gli rieſce,
Ma il Pagan che da l’arme era impedito
Torno piú tardo e co piú affanno al lito.
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Sicuramente Fiordiligi intanto
Hauea paſlato il ponte e la riuiera,
E guardato il ſepolchro in ogni canto
Se del ſuo Brandimarte inſegna v’era,
Poi che ne l’arme ſue vede ne il manto:
Di ritrouarlo in altra parte ſpera:
Ma ritorniamo a ragionar del Conte
Che laſcia a dietro e torre e fiume e potè,
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Pazzia fará ſé le pazzie d’Orlando
Prometto raccontami ad vna ad vna,
Che tante e tante ſur, ch’io non ſo quado
Finir, ma ve n’andrò ſcegliendo alcuna
Solenne, & atta da narrar cantando
Et ch’all’hiſtoria mi parrá oportuna,
Ne quella tacerò miraculofa
Che ſu ne i Pyrenei fopra Tolofa
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Traſcorfo hauea molto paeſe il Conte
Come dal graue ſuo furor ſu ſpinto.
Et al ſin capito fopra quel monte
Per cui dal Franco e il Tarracon diſtito,
Tenendo tuttauia volta la ſronte
Verſo la doue il Sol ne viene eſtinto,
E quiui giunſe in vno anguſto calle
Che pendea fopra vna profonda valle.
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Si vennero a incontrar con eſſo al varco
Duo boſcherecci gioueni, ch’inante
Hauean di legna vn loro aſino carco,
E perche ben s’accorfero al ſembiante
C hauea di cernei ſano il capo ſcarco,
Gli gridano con voce minacciante,
O ch’a dietro o da parte ſé ne vada
E che ſi leui di mezo la ſtrada.
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Orlando non riſponde altro a quel detto
Se non che con furor tira d’un piede:
E giunge a punto l’aſino nel petto
Con quella ſorza che tutte altre eccede:
Et alto il leua ſi, ch’uno augelletto
Che voli in aria ſembra a chi lo vede,
Quel va a cadere alla cima d’ un colle
Ch’ u miglio oltre la valle il giogo eſtolle
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Indi verſo i duo gioueni s’ auenta
De i quali u piú ch ſenno hebbe auétura,
Che da la balza che due volte trenta
Braccia cadea, ſi gitto per paura,
A mezo il tratto trouo molle e lenta
Vna macchia di rubi e di verzura,
A cui baffo graſſiargli vn poco il volto
Del reſto lo mando libero e ſciolto.
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l’altro s’ attacca ad un ſcheggio ch’uſciua
Fuor de la roccia, per ſalirui fopra:
Perche ſi ſpera s’alia cima arriua
Di trouar via che dal pazzo lo cuopra,
Ma ql ne i piedi, che no vuol che viua
Lo piglia, mentre di ſalir s’ ad opra:
E quanto piú sbarrar puote le braccia
Le sbarra ſi, ch’in duo pezzi lo ſtraccia.