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Rodomonte crudel poi che leuato
S’ hebbe da canto il garrulo Eremita,
Si ritorno con viſo men turbato
Verſo la donna meſta e ſbigottita
E col parlar ch’e ſra gliamanti uſato
Dicea ch’era il ſuo core, e la ſua vita:
E’l ſuo conſorto: e la ſua cara ſpeme:
Etaltri nomi tai che vanno inſieme.
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E ſi moſtro ſi coſtumato allhora
Che non le fece alcun ſegno di ſorza,
Il ſembiante gentil che l’innamora
l’uſato orgoglio in lui ſpegne & amorza
E ben che’l ſrutto trar ne poſſa ſuora
Paſſar non perho vuole oltre a la ſcorza,
Che non gli par che poteſſe eſſer buono
Quado da lei non lo accetaffe in dono.
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Et coſi di diſporre a poco a poco
A ſuoi piaceri Iſſabella credea
Ella che in ſi ſolingo e ſtrano loco
Qual topo in piede al gatto ſi vedea,
Vorria trouarſi inanzi in mezo il fuoco
E ſeco tutta volta riuolgea
S’ alcun partito alcuna via foſſe atta
A trarla quindi immaculata e intatta,
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Fa nel animo ſuo proponimento
Di darſi con ſua man prima la morte
Ch’I barbaro crudel n’habbia il ſuoltéto.
E che le ſia cagion d’ errar ſi ſorte
Cétra quel cauallier ch’in braccio ſpeto
l’hauea crudele e diſpietata ſorte,
A cui fatto haue col penſier deuoto
De la ſua caſtita perpetuo voto.
[12]
Creſcer piú ſempre l’appetito cieco
Vede del Re pagan ne fa che farſi:
Ben fa che vuol venire all’atto bieco
Oue i contraſti ſuoi tutti ſien ſcarfi:
Pur diſcorrendo molte coſe ſeco
Il modo trouo al ſin di ripararli:
E di ſaluar la caſtita ſua, come
Io vi diro con lungo e chiaro nome.
[13]
Al brutto Saracin che le venia
Giá contra con parole e con effetti
Priui di tutta quella corteſia
Che moſtrata le hauea ne primi detti:
Se fate che con voi ſicura io ſia
del mio honor, diſſe, e ch’io nò nefoſpetti
Coſa all’incontro vi darò, che molto
Piú vi varrá, e’ hauermi l’honor tolto.
[14]
Per vn piacer di ſi poco momento
Di che n’ ha ſi abondaza tutto’l mondo
Non diſprezzate vn perpetuo contento:
Vn vero gaudio a nullo altro fecondo,
Potrete tuttauia ritrouar cento
E mille donne di viſo giocondo,
Ma chi vi poſſa dar queſto mio dono
Neſſuno al mondo o pochi altri ci ſono.
[15]
Ho notitia d’un’ herba, e l’ho veduta
Venendo, e ſo doue tremarne appreſſo:
Che bollita con helera e con ruta
Ad vn fuoco di legna di cypreſſo,
E ſra mano innocenti indi premuta:
Manda vn liquor che chi ſi bagna d’effo
Tre volte il corpo, in tal modo l’indura
Che dal ferro e dal fuoco l’aſſicura.