Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/405


 [72]
Poi e’ hebbon tanto riſo che dolere
Se ne ſentiano il petto, e piáger gliocchi
Diſſon tra lor, come potremo hauere
Guardia ch la moglier no ne l’accocchi?
Se non gioua tra duo queſta tenere
E ſtretta ſi, che l’uno e l’altro tocchi,
Se piú che crini haueſſe occhi il marito
Non potria far che non foſſe tradito.

 [73]
Prouate mille riabbiamo, e tutte belle:
     Ne di tate vna e anchor che ne cótraſte,
     Se prouian l’altre, ſian ſimili anch’elle
     Ma per vltima proua coſtei baſte,
     Dunque poſſiamo creder che piú ſelle
     Non ſien le noſtre o men de l’altre caſte,
     E ſé ſon, come tutte l’altre ſono:
     Che torniamo a godercile ſia buono.

 [74]
Conchiuſo e’ hebbon qſto, chiamar fero
     Per Fiammetta medeſima il ſuo amante:
     E in preſentia di molti gli la diero
     Per moglie, e dote che gli ſu baſtante,
     Poi montaro a cauallo, e il lor ſentiero
     Ch’era a Ponente: volſero a Leuante,
     Et alle mogli lor ſé ne tornaro
     Di ch’affanno mai piú non ſi pigliaro.

 [75]
l’hoſtier qui ſine alla ſua hiſtoria poſe
     Che ſu con molta attentione vdita:
     Vdilla il Saracin, ne gli riſpofe
     Parola mai, ſin che non ſu ſinita,
     Poi diſſe, io credo bè che de l’aſcofe
     Feminil ſrode ſia copia inſinita:
     Ne ſi potria de la millefma parte
     Tener memoria con tutte le charte.

 [76]
Quiui era ú’ huom d’etá, e’ hauea piú retta
     Opinion de glialtri, e ingegno, e ardire,
     E non potendo hormai, che ſi negletta
     Ogni femina foſſe, piú patire,
     Si volſe a quel e’ hauea l’hiſtoria detta
     E gli diſſe, assai coſe vdimo dire
     Che veritade in ſé non hanno alcuna:
     E ben di queſte e la tua fauola vna.

 [77]
A chi te la narro non do credenza
     S’Euangeliſta ben foſſe nel reſto,
     Ch’opinione piú ch’eſperienza
     C habbia di donne, lo facea dir queſto,
     l’hauere ad vna o due maliuolenza
     Fa ch’odia e biaſma l’altre oltre all’honeſto
     Ma ſé gli paſſa l’ira, io vo tu P oda
     Piú c’hora biaſmo, acho dar lor gra loda

 [78]
E ſé vorrá lodarne, haura maggiore
     Il capo assai, ch’a dirne mal non hebbe,
     Di cento potrá dir degne d’honore
     Verſo vna triſta che biaſmar ſi debbe,
     Non biaſmar tutte, ma ſerbarne ſuore
     La bontá d’ inſinite ſi dourebbe,
     Et fe’l Valerio tuo diſſe altrimente
     Diſſe per ira, e non per quel che ſente.

 [79]
Ditemi vn poco, e di voi ſorſè alcuno
     C habbia ſeruato alla ſua moglie fede?
     Che nieghi andar quado gli ſia oportuo
     All’altrui dona, e darle anchor mercede?
     Credete in tutto’l mondo trouarne vno?
     Ch’il dice, mente, e ſolle e ben chil crede
     Trouatene vo’ alcuna che vi chiami ?
     (Non parlo de le publiche & inſami)