Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/402


 [48]
Traueſtiti cercaro, Italia,, Francia
     Le terre de Fiaminghi, e de l’Ingleſi:
     E quante ne vedean di bella guancia
     Trouauan tutte a i prieghi lor corteſi,
     Dauano e dato loro era la mancia,
     E ſpeffo rimetteano i danar ſpefi
     Da lor pregate ſoro molte, e ſoro
     Anch’ altretante che pregaron loro.

 [49]
In queſta terra vn meſe, in quella dui
     Soggiornando, accertarſi a vera proua
     Che non men ne le lor, che ne l’altrui
     Femine, Fede e Caſtita ſi troua:
     Dopo alcu tépo increbbe ad ambedui
     Di ſempre procacciar di coſa nuoua:
     Che mal poteano entrar ne l’altrui porte
     Senza metterli a riſchio de la morte.

 [50]
Glie meglio vna trouarne che di faccia
     E di coſtumi ad ambi grata ſia,
     Che lor communemente ſodisſaccia
     E non n’habbin d’ hauer mai geloſia,
     E pche (dicea il Re) vo che mi ſpiaccia
     Hauer piú te ch’un’ altro in compagnia?
     So ben ch’in tutto il gran femineo ſtuolo
     Vna non e, che ſtia contenta a vn ſolo.

 [51]
Vna, ſenza sforzar noſtro potere
     Ma quando il naturai biſogno inuiti:
     In feſta goderemoci e in piacere,
     Che mai conteſe non hauren ne liti,
     Ne credo che ſi debba ella dolere
     Che s’acho ogn’ altra haueſſe duo mariti
     Piú ch’ad vn ſolo a duo faria fedele
     Ne ſorſè s’ udirian tante querele.

 [52]
Di quel che diſſe il Re, molto contento
     Rimaner parue il giouine Romano,
     Dunqj fermati in tal proponimento
     Cercar molte montagne e molto piano,
     Trouaro al ſin fecondo il loro intento
     Vna ſigliuola d’ uno hoſtiero Hiſpano,
     Che tenea albergo al porto di Valenza
     Bella di modi, e bella di preſenza.

 [53]
Era anchor fu’l fiorir di primauera
     Sua tenerella e quaſi acerba etade,
     Di molti ſigli il padre aggrauat’ era
     E nimico mortai di pouertade,
     Si ch’a diſporlo ſu coſa leggiera
     Che deſſe lor la ſiglia in poteſtade,
     Ch’oue piaceſſe lor, poteſſon trarla
     Poi che pmeſſo hauean di bé trattarla.

 [54]
Pigliano la fanciulla, e piacer n’hano
     Hor lun’hor l’altro í charitade e í pace,
     Come a vicenda i mantici che danno
     Hor l’uno hor l’altro ſiato alla ſornace,
     Per veder tutta Spagna indi ne vanno
     E paſſar poi nel regno di Siphace,
     E’l di che da Valenza ſi partirò
     Ad albergare a Zattiua veniro,

 [55]
I patroni a veder ſtrade e palazzi
     Ne vano, e lochi publici e diuini:
     Ch’ufanza han di pigliar ſimil ſolazzi
     In ogni terra oue entran peregrini,
     E la fanciulla reſta co i ragazzi
     Altri i letti: altri acconciano i ronzini:
     Altri hanno cura che ſia alla tornata
     De i Signor lor, la cena apparecchiata.