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Traueſtiti cercaro, Italia,, Francia
Le terre de Fiaminghi, e de l’Ingleſi:
E quante ne vedean di bella guancia
Trouauan tutte a i prieghi lor corteſi,
Dauano e dato loro era la mancia,
E ſpeffo rimetteano i danar ſpefi
Da lor pregate ſoro molte, e ſoro
Anch’ altretante che pregaron loro.
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In queſta terra vn meſe, in quella dui
Soggiornando, accertarſi a vera proua
Che non men ne le lor, che ne l’altrui
Femine, Fede e Caſtita ſi troua:
Dopo alcu tépo increbbe ad ambedui
Di ſempre procacciar di coſa nuoua:
Che mal poteano entrar ne l’altrui porte
Senza metterli a riſchio de la morte.
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Glie meglio vna trouarne che di faccia
E di coſtumi ad ambi grata ſia,
Che lor communemente ſodisſaccia
E non n’habbin d’ hauer mai geloſia,
E pche (dicea il Re) vo che mi ſpiaccia
Hauer piú te ch’un’ altro in compagnia?
So ben ch’in tutto il gran femineo ſtuolo
Vna non e, che ſtia contenta a vn ſolo.
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Vna, ſenza sforzar noſtro potere
Ma quando il naturai biſogno inuiti:
In feſta goderemoci e in piacere,
Che mai conteſe non hauren ne liti,
Ne credo che ſi debba ella dolere
Che s’acho ogn’ altra haueſſe duo mariti
Piú ch’ad vn ſolo a duo faria fedele
Ne ſorſè s’ udirian tante querele.
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Di quel che diſſe il Re, molto contento
Rimaner parue il giouine Romano,
Dunqj fermati in tal proponimento
Cercar molte montagne e molto piano,
Trouaro al ſin fecondo il loro intento
Vna ſigliuola d’ uno hoſtiero Hiſpano,
Che tenea albergo al porto di Valenza
Bella di modi, e bella di preſenza.
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Era anchor fu’l fiorir di primauera
Sua tenerella e quaſi acerba etade,
Di molti ſigli il padre aggrauat’ era
E nimico mortai di pouertade,
Si ch’a diſporlo ſu coſa leggiera
Che deſſe lor la ſiglia in poteſtade,
Ch’oue piaceſſe lor, poteſſon trarla
Poi che pmeſſo hauean di bé trattarla.
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Pigliano la fanciulla, e piacer n’hano
Hor lun’hor l’altro í charitade e í pace,
Come a vicenda i mantici che danno
Hor l’uno hor l’altro ſiato alla ſornace,
Per veder tutta Spagna indi ne vanno
E paſſar poi nel regno di Siphace,
E’l di che da Valenza ſi partirò
Ad albergare a Zattiua veniro,
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I patroni a veder ſtrade e palazzi
Ne vano, e lochi publici e diuini:
Ch’ufanza han di pigliar ſimil ſolazzi
In ogni terra oue entran peregrini,
E la fanciulla reſta co i ragazzi
Altri i letti: altri acconciano i ronzini:
Altri hanno cura che ſia alla tornata
De i Signor lor, la cena apparecchiata.