Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/401


[40]
Se da Iocondo il Re bramaua vdire
     Onde veniſſe il ſubito conſorto,
     Non men Iocondo lo bramaua dire
     E fare il Re di tanta ingiuria accorto,
     Ma non vorria che piú di ſé punire
     Voleſſe il Re la moglie di quel torto,
     Si che per dirlo e non far danno a lei
     Il Re fece giurar ſu PAgnufdei.

[41]
Giurar lo ſé, che ne per coſa detta
     Ne che gli ſia moſtrata che gli ſpiaccia:
     Anchor ch’egli conoſca che diretta-
     Mente a ſua maeſta danno ſi faccia,
     Tardi o per tempo mai fará vendetta,
     E di piú vuole anchor che ſé ne taccia
     Si che ne il malſattor giamai comprenda
     In fatto o in detto, che’l Re il caſo inteda.

[42]
Il Re ch’ognaltra coſa ſé non queſta
     Creder potria, gli giuro largamente,
     Iocondo la cagion gli manifeſta
     Ond’era molti di ſtato dolente,
     Perche trouata hauea la dishoneſta
     Sua moglie, I braccio d’u ſuo vii ſergète:
     E che tal pena al ſin l’haurebbe morto
     Se tardato a venir foſſe il conſorto.

[43]
Ma in caſa di ſua altezza hauea veduto
     Coſa, che molto gli ſcemaua il duolo:
     Che ſé bene in obbrobrio era caduto
     Era almen certo di non v’ eſſer ſolo:
     Coſi dicendo, e al bucolin venuto
     Gli dimoſtro il bruttiſſimo homiciuolo
     Che la giumenta altrui ſotto ſi tiene
     Tocca di ſproni e fa giuocar di ſchene.

[44]
Se panie al Re vituperoso l’atto
Lo crederete ben ſenza ch’io’l giuri,
Ne ſu per arrabbiar, per venir matto
Ne ſu per dar del capo in tutti i muri,
Fu per gridar, ſu per non ſtare al patto,
Ma ſorza e che la bocca al ſin ſi turi,
E che l’ira trangugi amara & aera
Poi che giurato hauea ſu l’hoſtia ſacra.

[45]
Che debbo far che mi conſigli ſrate?
     (Diſſe a Iocondo) poi che tu mi tolli
     Che con degna vendetta e crudeltade
     Queſta giuſtiffima ira io non ſatolli ?
     Laſcian (diſſe Iocondo) queſte ingrate
     E punii. ini ſé ſon l’altre coſi molli:
     Faccian de le lor femine ad altrui
     Quel ch’altri de le noſtre han fatto a nui

[46]
Ambi gioueni ſiamo, e di bellezza
     Che facilmente non trouiamo pari,
     Qual femina fará che n’ufi aſprezza
     Se cètra i brutti anchor non han ripari?
     Se beltá non varrá ne giouinezza:
     Varrane almen l’hauer con noi danari,
     Non vo che torni che non babbi prima
     Di mille moglie altrui la ſpoglia opima.

[47]
I.a lunga abſentia, il veder vari luoghi
     Praticare altre femine di ſuore,
     Par che ſouente diſacerbi e sfoghi
     De l’amoroſe paſſioni, il core,
     Lauda il parer, ne vuol che ſi proroghi
     Il Re l’andata, e ſra pochiſſime hore
     Co duo feudieri oltre alla compagnia
     Del cauallier Roman, ſi mette in via.