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Cambiato a tutti parue eſſer nel volto
Vider tutti che’l cor non hauea lieto:
Ma non v’e chi s’apponga giá di molto
E porta penetrar nel ſuo ſecreto,
Credeano che da lor ſi foſſe tolto
Per gire a Roma, e gito era a Corneto.
Ch’Amor ſia del mal cauſa ognú s’auifa
Ma non e giá chi dir ſappia in che guiſa.
[25]
Eſtimafi il ſratel che dolor habbia
D’ hauer la moglie ſua ſola laſciata,
E pel contrario duolſi egli & arrabbia
Che rimaſa era troppo accompagnata,
Con ſronte creſpa e con gonſiate labbia
Sta l’infelice, e ſol la terra guata,
Fauſto ch’a confortarlo vſa ogni proua
Perche non fa la cauſa, poco gioita.
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Di contrario liquor la piaga gli vnge
E doue tor douria, gli accreſce doglie,
Doue douria ſaldar, piú l’apre e punge
Queſto gli fa col ricordar la moglie.
Ne poſa di ne notte, il ſonno lunge
Fugge col guſto, e mai non ſi raccoglie:
E la faccia che dianzi era ſi bella
Si cangia ſi, che piú non ſembra quella.
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Par che gliocchi ſé aſcondin ne la teſta:
Creſciuto il naſo par nel viſo ſcarno,
De la beltá ſi poca gli ne reſta
Che ne potrá far paragone indarno,
Col duol venne vna febbre ſi moleſta
Ch lo ſé ſoggiornar All’arma e all’Amo
E ſé di bello hauea ferbata coſa
Torto reſto come al Sol coltarofa.
[28]
Oltre ch’a Fauſto increſca del fratello
Che veggia a ſimil termine condutto.
Via piú glincreſce che bugiardo a qllo
Principe, a chi lodollo parrá in tutto,
Moſtrar di tutti gli huomini il piú bello
Gli hauea pmeſſo, e moſtrera il piú brutto
Ma pur continuando la ſua via
Seco lo traſſe al ſin dentro a Pauia.
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Giá nò vuol che lo vegga il Re iprouiſo
Per non moſtrarfi di giudicio priuo.
Ma per lettere inanzi gli da auiſo
Che’l ſuo ſratel ne viene a pena viuo,
Et ch’era ſtato all’aria del bel viſo
Vn’ affanno di cor tanto nociuo
Accompagnato da una febbre ria
Che piú non parea quel ch’eſſer ſolia.
[30]
Grata hebbe la venuta di Iocondo
Quanto poteſſe il Re d’amico hauere:
Che non hauea deſiderato al mondo
Coſa altretanto, che di lui vedere,
Ne gli ſpiace vedertelo fecondo
E di bellezza dietro rimanere:
Ben che conoſca, ſé non ſorte il male
Che gli faria ſuperiore o vguale.
[31]
Giunto lo fa alloggiar nel ſuo palagio:
Lo viſita ogni giorno, ognihora n’ode,
Fa gran prouiſion che ſtia con agio,
E d’honorarlo assai ſi ſtudia e gode,
Langue Iocondo, che’l penſier maluagio
C ha de la ria moglier, ſempre lo rode,
Ne’l ueder giochi ne mufici vdire
Dramma del ſuo dolor può minuire.