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Madricardo e Ruggier ſu nel fecondo:
Nel terzo ſu Ruggiero e Rodomonte:
Reſto Marphiſa e Madricardo in fondo:
Di che la Donna hebbe turbata ſronte,
Ne Ruggier piú di lei parue giocondo
Sa che le ſorze de i duo primi pronte
Han tra lor da ſinir le liti, in guiſa
Che non ne ſia per ſé, ne per Marphiſa.
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Giacea non lungi da Parigi vn loco
Ch volgea u miglio, o poco meno Itorno
Lo cingea tutto vn’ argine: non poco
Sublime, a guiſa d’un theatro adorno:
Vn caſtel giá vi ſu, ma a ferro e a fuoco
Le mura e i tetti, & a ruina andorno:
Vn ſimil può vederne in ſu la ſtrada
Qual volta a Borgo il Parmigiano vada.
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In queſto loco ſu la lizza fatta
Di breui legni d’ognintorno chiuſa,
Per giuſto ſpatio quadra, al biſogno atta
Con due capaci porte come s’ uſa,
Giunto il di ch’ai Re par che ſi còbatta
Tra i cauallier che non ricercan ſcufa
Furo appreſſo alle ſbarre in ambi i lati
Contra i raſtrelli, i padiglion tirati.
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Nel padiglion ch’e piú verſo Ponente
Sta il Re d’Algier e’ ha mèbra di gigate
Gli pon lo ſcoglio in doſſo del ſerpente
L’ardito Ferrau con Sacripante,
Il Re Gradaſſo e Falſiron poſſente
Sono in quell’altro al lato di Leuante,
E metton di ſua man l’arme Troiane
In doſſo al ſucceſſor del Re Agricane.
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Sedeua in tribunale ampio e ſublime
Il Re d’Africa, e ſeco era l’Hiſpano
Poi Stordilano e l’altre genti prime
Che riueria l’efercito Pagano:
Beato a chi pon dare argini e cime
D’arbori ſtanza, che glialzi dal piano:
Grande e la calca e grade in ogni lato
Populo ondeggia Storno al gran ſteccato
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Eran con la Regina di Cartiglia
Regine, e principeſſe, e nobil donne:
D’ Aragon: di Granata, e di Siuiglia,
E ſin di preſſo all’Atlantee colonne:
Tra quai di Stordilau ſedea la ſiglia:
Che di duo drappi hauea le ricche góne,
L’un d’un roſſo mal tinto, e l’altro verde
Ma’l primo quaſi ibianca e il color perde.
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In habito ſuccinta era Marphiſa
Qual ſi couenne a Donna, & a guerriera:
Termoodonte ſorſè a quella guiſa
Vide Hippolyta ornarli e la ſua ſchiera:
Giá con la cotta d’arme alla diuiſa
Del Re Agramante, in capo venut’ era
L’Araldo, a far diuieto e metter leggi
Ch ne i fatto ne in detto alcun parteggi.
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La ſpeffa turba aſpetta diſiando
La pugna, e ſbeſſo incolpa il venir tardo
De i duo famoſi cauallieri, quando
S’ode dal Padiglion di Mandricardo
Alto rumor, che vien moltiplicando,
Hor ſappiate Signor che’l Re gagliardo
Di Sericana, e’l Tartaro poſſente
Fanno il tumulto, e’l grido che ſi ſente.