Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/346


 [95]
Conobbel come prima alzo la ſronte
     Doralice, e moſtrollo a Mandricardo,
     Dicendo ecco il ſuperbo Rodomonte
     Se non m’inganna di lontan lo ſguardo:
     Per far teco battaglia cala il monte
     Hor ti potrá giouar 1* eſſer gagliardo
     Perduta hauermi a grade ingiuria tiene
     Ch’ era ſua ſpofa e a vendicar ſi viene.

 [96]
Qual buono aſtor ch l’anitra o V acceggia
     Starna o colombo, o fimil’altro augello
     Venirli incontra di lontano veggia,
     Leua la teſta, e ſi fa lieto e bello:
     Tal Mandricardo, come certo deggia
     Di Rodomonte far ſtrage e macello:
     Con letitia e baldanza il deſtrier piglia
     Le ſtarFe a i piedi, e da alla ma la briglia.

 [97]
Quando vicini ſur, ſi ch’udir chiare
     Tra lor poteanſi le parole altiere,
     Con le mani e col capo a minacciare
     Incomincio gridando il Re d’Algiere,
     Ch’ a penitenza gli faria tornare
     Che per vn temerario ſuo piacere
     Non haueſſe riſpetto a prouocarfi
     Lui, ch’altamente era per vendicarſi.
 [98]
Riſpoſe Mandricardo indarno tenta
     Chi mi vuol impaurir per minacciarme:
     Coſi fanciulli o femine ſpauenta
     O altri che non ſappia che ſieno arme:
     Me non, cui la battaglia piú talenta
     D’ogni ripoſo, e ſon per adoprarme
     A pie a cauallo, armato e diſarmato
     Sia alla campagna, o ſia ne lo ſteccato.

 [99]
Ecco ſono a gli oltraggi, al grido, all’ire
     Al trar de brandi, al crudel ſuon de ferri
     Come vento che prima a pena ſpire
     Poi cominci a crollar ſi-aſſini e cerri,
     Et indi oſcura polue in cielo aggire
     Indi gli arbori ſuella, e caſe atterri:
     Sommerga in mare, e porti ria tempeſta
     Che’l gregge ſparfo vecida alla foreſta.

 [100]
De duo pagani ſenza pari in terra
     Gli audaciſſimi cor, le ſorze eſtreme
     Parturiſcono colpi, & vna guerra
     Conueniente a ſi feroce ſeme,
     Del grade e horribil ſuon triema la terra
     Quando le ſpade ſon percoſſe inſieme,
     Gettano l’arme infin’ al ciel ſcintille
     Anzi lampadi acceſe a mille a mille.

 [101]
Senza mai ripoſarſi o pigliar ſiato
     Dura ſra quei duo Re l’aſpra battaglia
     Tentando hora da qſto, hor da ql lato
     Aprir le piaſtre, e penetrar la maglia
     Ne perde l’un ne l’altro acquiſta il prato
     Ma come intorno ſian foſſe o muraglia
     O troppo coſti ogn’ oncia di quel loco
     NO ſi parton d’un cerchio águſto e poco.

 [102]
Fra mille colpi il Tartaro vna volta
     Colſe a duo mani i ſróte il Re d’Algiere
     Che gli fece veder girare in volta
     Quante mai ſuron ſiacole e lumiere,
     Come ogni ſorza all’African ſia tolta
     Le groppe del deſtrier col capo fere,
     Perde la ſtaffa, & e preſente quella
     Che cotat’ ama per vſcir di fella.