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Conobbel come prima alzo la ſronte
Doralice, e moſtrollo a Mandricardo,
Dicendo ecco il ſuperbo Rodomonte
Se non m’inganna di lontan lo ſguardo:
Per far teco battaglia cala il monte
Hor ti potrá giouar 1* eſſer gagliardo
Perduta hauermi a grade ingiuria tiene
Ch’ era ſua ſpofa e a vendicar ſi viene.
[96]
Qual buono aſtor ch l’anitra o V acceggia
Starna o colombo, o fimil’altro augello
Venirli incontra di lontano veggia,
Leua la teſta, e ſi fa lieto e bello:
Tal Mandricardo, come certo deggia
Di Rodomonte far ſtrage e macello:
Con letitia e baldanza il deſtrier piglia
Le ſtarFe a i piedi, e da alla ma la briglia.
[97]
Quando vicini ſur, ſi ch’udir chiare
Tra lor poteanſi le parole altiere,
Con le mani e col capo a minacciare
Incomincio gridando il Re d’Algiere,
Ch’ a penitenza gli faria tornare
Che per vn temerario ſuo piacere
Non haueſſe riſpetto a prouocarfi
Lui, ch’altamente era per vendicarſi.
[98]
Riſpoſe Mandricardo indarno tenta
Chi mi vuol impaurir per minacciarme:
Coſi fanciulli o femine ſpauenta
O altri che non ſappia che ſieno arme:
Me non, cui la battaglia piú talenta
D’ogni ripoſo, e ſon per adoprarme
A pie a cauallo, armato e diſarmato
Sia alla campagna, o ſia ne lo ſteccato.
[99]
Ecco ſono a gli oltraggi, al grido, all’ire
Al trar de brandi, al crudel ſuon de ferri
Come vento che prima a pena ſpire
Poi cominci a crollar ſi-aſſini e cerri,
Et indi oſcura polue in cielo aggire
Indi gli arbori ſuella, e caſe atterri:
Sommerga in mare, e porti ria tempeſta
Che’l gregge ſparfo vecida alla foreſta.
[100]
De duo pagani ſenza pari in terra
Gli audaciſſimi cor, le ſorze eſtreme
Parturiſcono colpi, & vna guerra
Conueniente a ſi feroce ſeme,
Del grade e horribil ſuon triema la terra
Quando le ſpade ſon percoſſe inſieme,
Gettano l’arme infin’ al ciel ſcintille
Anzi lampadi acceſe a mille a mille.
[101]
Senza mai ripoſarſi o pigliar ſiato
Dura ſra quei duo Re l’aſpra battaglia
Tentando hora da qſto, hor da ql lato
Aprir le piaſtre, e penetrar la maglia
Ne perde l’un ne l’altro acquiſta il prato
Ma come intorno ſian foſſe o muraglia
O troppo coſti ogn’ oncia di quel loco
NO ſi parton d’un cerchio águſto e poco.
[102]
Fra mille colpi il Tartaro vna volta
Colſe a duo mani i ſróte il Re d’Algiere
Che gli fece veder girare in volta
Quante mai ſuron ſiacole e lumiere,
Come ogni ſorza all’African ſia tolta
Le groppe del deſtrier col capo fere,
Perde la ſtaffa, & e preſente quella
Che cotat’ ama per vſcir di fella.