Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/338


[31]
Se tu m’haueſſi poſto alla difeſa
     D’ una tua rocca, e ch’al primiero affatto
     Alzate haueſſi ſenza far conteſa
     De gl’inimici le bandiere in alto,
     Di viltá, o tradimento che piú peſa
     Su gliocchi por mi ſi potria vno ſmalto,
     Ma s’ io cedeſſi a ſorza, ſon ben certo
     Ch biaſmo no haurei, ma gloria e merto.

[32]
Sempre che l’inimico e piú poſſente
     Piú chi perde accettabile ha la ſcuſa,
     Mia ſé guardar douea non altrimente
     Ch’una ſortezza d’ognintorno chiuſa,
     Coſi con quanto ſenno e quanta mente,
     Dala ſomma prudentia m’era inſuſa,
     10 mi sforzai guardarla, ma al ſin vinto
     Da intolerando affatto ne ſui ſpinto.

[33]
Coli diſſe Odorico, e poi ſoggiunſe
     Che faria lungo a ricontami il tutto:
     Moſtrando che gran ſtimolo lo punſe
     E non per lieue sferza s’ era indutto,
     Se mai per prieghi ira di cor ſi emunſe
     S’ humilta di parlar fece mai ſrutto,
     Quiui far la douea, che ciò che muoua
     Di cor durezza, hora Odorico troua.

[34]
Pigliar di tanta ingiuria alta vendetta
     Tra il ſi Zerbino e il no, reſta confuſo:
     11 vedere il demerito, lo alletta
     A far che ſia il fellon di vita eſclufo,
     Il ricordarli l’amicitia ſtretta
     Ch’ era ſtata tra lor per ſi lungo vſo:
     Co l’acqua di pietá l’accefa rabbia
     nel cor gli ſpegne, e vuol ch merce n’ habbia

[35]
Mentre ſtaua coſi Zerbino in ſorſè
     Di liberare o di menar captiuo
     O pur il diſleal da gliocchi torſe,
     Per morte, o pur tenerlo in pena viuo,
     Quiui Tignando il palaſreno corſe
     Che Madricardo hauea di briglia priuo,
     E vi porto la vecchia, che vicino
     A morte dianzi hauea tratto Zerbino,

[36]
Il palaſren ch’udito di lontano
     Hauea queſt’ altri era tra lor venuto,
     E la vecchia portataui ch’in vano
     Venia piangendo e domandando aiuto
     Come Zerbin lei vide, alzo la mano
     Al ciel, che ſi benigno gliera ſuto,
     Che datogli in arbitrio hauea que dui
     Che ſoli odiati eſſer douean da lui.

[37]
Zerbin fa ritener la mala vecchia
     Tanto che penſi quel che debba farne,
     Tagliarle il naſo e l’úa e l’altra orecchia
     Penſa, & eſempio a malſattori darne,
     Poi gli par assai meglio s’ apparecchia
     Vn paſto agli Auoltoi di qlla carne,
     Punition diuerſa tra ſé volue
     E coſi ſinalmente ſi riſolue.

[38]
Si riuolta a i compagni, e dice io ſono
     Di laſciar viuo il diſleal contento:
     Che s’ intutto non merita perdono
     Non merita ancho ſi crudel tormento,
     Che viua e che ſlegato ſia gli dono
     Perho ch’eſſer d’Amor la colpa ſento
     E facilmente ogni ſcuſa s’ admette
     Quando in Amor la colpa ſi reflette.