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I.a peſta ſeguitai che mi conduſſe
Nel boſco ſier, ne molto adentro ſui
Che doue il ſuon l’orecchie mi percuſſe
Giacere in terra ritrouai coitili,
Gli domandai che de la donna ſuſſe
Che d’Odorico, e chi hauea oſſeſo lui,
10 me n’andai: poi che la coſa Ceppi:
11 traditor cercando per quei greppi.
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Molto aggirado vOmi, e per quel giorno
Altro veſtigio ritrouar non poſſo:
Doue giacea Corebo al ſin ritorno
Che fatto appreſſo hauea il terre ſi rofib
Che poco piú che vi facea ſoggiorno
Gli faria ſtato dibiſogno il ſoſſo
E i preti e i ſrati: piú per ſotterrarlo
Ch’ i medici e che’l letto per ſanarlo.
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Dal boſco alla citta feci portallo
E poſi in caſa d’ uno hoſtier mio amico,
Che fatto ſano in poco termine hallo
Per cura & arte d’un chirurgo antico:
Poi d’arme proueduti e di cauallo
Corebo & io cercammo d’Odorico
Ch’i corte del Re Alſonſo di Biſcaglia
Tremammo, e quiui ſui ſeco a Battaglia.
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La giuſtitia de’l Re, che il loco ſranco
De l.i pugna mi diede, e la ragione
Et oltre alla ragion la Fortuna ancho
Che ſpeffo la vittoria, oue vuol pone,
Mi giouar ſi, che di me potè manco
Il traditore, onde ſu mio prigione,
Il Re, vdito il gran fallo, mi conceſſe
Di poter farne quato mi piacene.
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Non l’ho voluto vccider, ne laſciarlo.
Ma come vedi trarloti in catena,
Perche vo ch’a te ſtia di giudicarlo
Se morire o tener ſi deue in pena,
I.’hauere inteſo ch’eri appreſſo a Carlo
E’l deſir di tremarti, qui mi mena:
Ringratio Dio che mi fa in queſta parte
Doue lo ſperai meno, hora trouarte.
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Ringratiolo ancho che la tua IlTabella
Io veggo (e non ſo come) che teco hai.
Di cui, per opra del fellon, nouella
Penſai che non haueſſi ad vdir mai,
Zerbino aſcolta Almonio, e no fauella
Fermando gliocchi in Odorico assai.
Non ſi per odio come che gl’increfee
Ch’a ſi mal ſin tanta amicitia gli eſce.
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Finito c’hebbe Almonio il ſuo ſermone
Zerbin riman gran pezzo ſbigottito,
Che chi d’ognaltro men n’ hauea cagiOe
Si eſpreffamente il poſſa hauer tradito,
Ma poi che d’una lunga ammiratione
Fu ſoſpirando ſinalmente vſcito,
Al prígion domando ſé ſolte vero
Quel, e’ hauea di lui detto il caualliero
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Il diſleal con le ginocchia in terra
Laſcio cadérli, e diſſe Signor mio.
Ognun che viue al mondo pecca & erra:
Ne diſſeriſce in altro il buon dal rio
Se non che l’uno e vinto ad ogni guerra
Che gli vien moſſa da vn piccol diſio,
l’altro ricorre all’arme e ſi difende
Ma fe’l nimico e ſorte ancho ei ſi rende.