Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/336


 [15]
Zerbin dapoi ch’Orlando ſu partito
     Dimoro alquanto, e poi preſe il ſentiero
     Che’l Paladino inanzi glihauea trito:
     E moſſe a paſſò lento il ſuo deſtriero:
     No credo ch duo miglia ancho foſſe ito
     Che trar vide legato vn .caualliero
     Sopra vn picciol ronzino, e d’ ogni lato
     La guardia hauer d’ u caualliero armato.

 [16]
Zerbin queſto prigion conobbe toſto
     Che gli ſu appreſſo, e coſi ſé Iſſabella,
     Era Odorico il Biſcaglin, che poſto
     Fu come lupo a guardia de I* agnella,
     l’hauea a tutti gli amici ſuoi prepoſto
     Zerbino in confidargli la donzella,
     Sperando che la fede che nel reſto
     Sepre hauea hauuta, haueſſe achora in qſto

 [17]
Come era apunto quella coſa ſtata
     Venia Iſſabella raccontando allhotta:
     Come nel paliſchermo ſu ſaluata
     Prima e’ haueſſe il mar la naue rotta,
     La ſorza che P hauea Odorico vſata:
     E come tratta poi foſſe alla grotta,
     Ne giunt’ era ancho al ſin di quel fermòe
     Che trarre il malſattor vider prigione.

 [18]
I duo ch’in mezo hauean preſo Odorico
     D’ Iſſabella notitia hebbeno vera:
     E s’ auiſaro eſſer di lei P amico
     E’l Signor lor, colui ch’appreſſo l’era:
     Ma piú, che ne lo ſcudo il ſegno antico
     Vider dipinto di ſua ſtirpe altiera:
     E trouar poi, che guardar meglio al viſo
     Che s’era al vero appoſto il loro auiſo.

 [19]
Saltare a piedi e con aperte braccia
     Correndo ſé n’ andar verſo Zerbino
     E l’abbracciare oue il maggior s’abbraccia
     Col capo nudo, e col ginocchio chino:
     Zerbin guardado P uno e P altro i faccia
     Vide eſſer Pun Corebo il Biſcaglino
     Almonio l’altro, ch’egli hauea madati
     Con Odorico in fu’l nauilio armati.

 [20]
Almonio diſſe, peri che piace a Dio
     (La ſua merce) che ſia Iſſabella teco
     Io poſſo ben cóprender, Signor mio,
     Che nulla coſa nuoua hora t’ arreco
     S’io vo dir la cagion che queſto rio
     Fa che coſi legato vedi meco:
     Che da coſtei che piú ſenti Poffefa
     Apunto haurai tutta P hiſtoria inteſa.

 [21]
Come dal traditore io ſui ſchernito
     Quando da ſé leuommi, ſaper dei:
     E come poi Corebo ſu ferito
     Ch’a difender s’ hauea tolto coſtei, (
     Ma quanto al mio ritorno ſia ſeguito
     Ne veduto ne inteſo ſu da lei
     Che te l’habbia potuto riferire
     Di queſta parte dunque io ti vo dire.

 [22]
Da la cittade al mar ratto io veniua
     Con caualli ch’infretta hauea trouati,
     Semp con gliocchi intenti s’io ſcopriua
     Coſtor che molto a dietro eran reſtati,
     Io vengo inanzi, io vengo in ſu la riua
     Del mar, alluogo oue io gli hauea laſciati
     Io guardo, ne di loro altro ritrouo
     Che ne l’arena alcun veſtigio nuouo.