Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/331


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Fu allhora per vſcir del ſentimento
     Si tutto in preda del dolor ſi laſſa:
     Credete a chi n’ha fatto eſperimento
     Che qſto e’l duol che tutti glialtri paſſa,
     Caduto gliera fopra il petto il mento,
     La ſronte priua di baldanza e balta,
     Ne potè hauer (ch’I duol l’occupo tato)
     Alle querele voce, o humore al pianto.

 [113]
L’impetuofa doglia entro rimaſe
     Che volea tutta vſcir con troppa fretta:
     Coſi veggian reſtar l’acqua nel vaſe
     Ch largo il vètre e la bocca habbia ſtretta
     Che nel voltar ch ſi fa in ſu la baſe
     l’humor che vorria vſcir tanto s’ affretta
     E ne l’anguſta via tanto s’intrica
     Ch’ agoccia a goccia ſuore eſce a fatica.

 [114]
Poi ritorna in ſé alquanto, e penſa come
     Poſſa eſſer che non’fia la coſa vera,
     Che voglia alcun coſi inſamare il nome
     De la ſua Dona, e crede, e brama, e ſpera
     O grauar lui d’infoportabil ſome
     Tanto di geloſia che ſé ne pera,
     Et habbia quel, ſia chi ſi voglia ſtato,
     Molto la man di lei bene imitato,

 [115]
In coſi poca in coſi debol ſpeme
     Sueglia gli ſpirti e gli rifranca vn poco,
     Indi al ſuo Rrigliadoro il doſſo preme,
     Dando giá il Sole alla Sorella loco:
     Non molto va, che da le vie ſupreme
     De’i tetti, vſcir vede il vapor del fuoco,
     Sente cani abbaiar, muggiare armento
     Viene alla villa, e piglia alloggiamento.

 [116]
Languido ſmonta e laſcia Brigliadoro
     A vn diſcreto garzon che n’ habbia cura
     Altri il diſarma, altri gli ſproni d’oro
     Gli leua, altri a ſorbir va l’armatura,
     Era queſta la caſa, oue Medoro
     Giacque ferito, e v’ hebbe alta auuétura:
     Corcarli Orlando e non cenar domanda
     Di dolor ſatio e non d’altra viuanda.

 [117]
Quanto piú cerca ritrouar quiete
     Tanto ritroua piú trauaglio e pena,
     Che del’odiato ſcritto ogni parete
     Ogni vſcio ogni fineſtra, vede piena
     Chieder ne vuol, poi tien le labra chete
     Che teme non ſi far troppo ſerena
     Troppo chiara la coſa, che di nebbia
     Cerca ofTuſcar pche me nuocer debbia.

 [118]
Poco gli gioua vſar ſraude a ſé ſteffo
     Che ſenza domandarne e chi ne parla:
     Il paſtor che lo vede coſi oppreſſo
     Da ſua triſtitia, e che voria leuarla,
     L’hiſtoria nota a ſé, che dicea ſpeffo
     Di qi duo amanti a chi volea aſcoltarla,
     Ch’ a molti diletteuole ſu a vdire
     Glincomincio ſenza riſpetto a dire.

 [119]
Come eſſo a prieghi d’ Angelica bella
     Portato hauea Medoro alla ſua villa,
     Ch’era ferito grauemente, e ch’ella
     Curo la piaga, e in pochi di guarilla,
     Ma che nel cor d’una maggior di quella
     Lei feri Amor, e di poca ſcintilla
     L’accefe tanto e ſi cocente fuoco
     Che n’ardea tutta: e non trouaua loco,