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Có quel rumor ch’un ſacco d’arme cade
Riſuona il Conte, come il campo tocca,
11 deſtrier e’ ha la teſta in libertade
Quello a chi tolto il ſreno era di bocca:
Non piú mirando i boſchi che le ſtrade
Con ruinoſo corſo ſi trabocca,
Spinto di qua e di la dal timor cieco
E Mandricardo ſé ne porta ſeco.
[89]
Doralice che vede la ſua guida
Vſcir del capo e torleſi d’ appreſſo
E mal reſtarne ſenza ſi confida
Dietro corredo il ſuo ròzin gli ha meſſo
Il Pagan per orgoglio al deſtrier grida
E co mani e con piedi il batte ſpeffo:
E come non ſia beſtia lo minaccia
Perche ſi fermi e tuttauia piú il caccia.
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La beſtia ch’era ſpauentofa e poltra
Sanza guardarli a i pie, corre a trauerſo
Giá corſo hauea tre miglia e ſeguiua oltra
S’un ſoſſo a ql deſir nò era auuerſo.
Ch ſanza hauer nel ſodo, o letto, o coltra
Riceue l’uno e l’altro in ſé riuerſo:
Die Madricardo in terra aſpra percoſſa
Ne perho ſi ſiacco, ne ſi roppe oſſa,
[91]
Quiui ſi ferma il corridore al ſine
Ma no ſi può guidar che non ha ſreno,
Il Tartaro lo tien preſo nel crine
E tutto e di furore e d’ira pieno
Penſa e non fa quel che di far deſtine,
Pongli la briglia del mio palaſreno
(La Donna gli dicea) che non e molto
Il mio feroce, o ſia col ſreno, o ſciolto.
[92]
Al Saracin parea diſcorteſia
La proferta accettar di Doralice,
Ma ſren gli fará hauer per altra via
Fortuna, 1 a ſuoi diſii molto fautrice,
Quiui Gabrina federata inuia,
Che poi che di Zerbin ſu traditrice
Fuggia come la Lupa, che lontani
Oda venire i cacciatori e i cani,
[93]
Ella hauea anchora indoſſo la gonnella
E quei medeſmi giouenili ornati
Che ſuro alla vezzoſa damigella
Di Pinabel, per lei veſtir leuati,
Et hauea il palaſreno ancho di quella
. De i buon del modo, e de gliauataggiati
La vecchia fopra il Tartaro trouoſſe
Ch’anchor nò s’era accorta che vi foſſe.
[94]
l’habito giouenil moſſe la ſiglia
Di Stordilano e Mandricardo a riſo,
Vedendolo a colei che raſſimiglia
A vn babuino, a vn bertuccione in viſo,
Diſegna il Saracin torle la briglia
Pel ſuo deſtriero, e riuſci l’auifo
Toltogli il morſo il palaſren minaccia
Gli grida, lo ſpauenta, e in ſuga il caccia.
[95]
Quel ſugge per la ſelua e ſeco porta
La quaſi morta vecchia di paura,
Per valli e monti, e per via dritta e torta
Per ſoſſi e per pendici alla ventura,
Ma il parlar di coſtei ſi non m’importa
Ch’ io nò debba d’ Orlado hauer piú cura
Ch’alia ſua fella ciò ch’era di guaſto
Tutto ben racconcio ſanza contraſto.