Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/327


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Orlando a tradimento gli die morte
     Ben ſo che non potea farlo altrimente:
     Il Conte pili non tacque, e grido ſorte
     E tu e qualunque il dice ſé ne mente.
     Ma quel che cerchi t’e venuto in ſorte
     Io ſono Orlando, e vcciſil giuſtamente,
     E queſta e quella ſpada che tu cerchi
     Che tua fará ſé con virtú la merchi.

 [81]
Quantunqj ſia debitamente mia
     Tra noi per gentilezza ſi contenda:
     Ne voglio in queſta pugna ch’ella ſia
     l’iu tua ch mia, ma a vn’ arbore s’appeda,
     Leuala tu liberamente via
     S’ auuiè che tu m’uccida, o che mi prèda:
     Coſi dicendo Durindana preſe,
     E’n mezo il capo a vn’ arbuſcel l’appefe.

 [82]
Giá l’un da l’altro e dipartito lunge
     Quanto farebbe vn mezo tratto d’arco:
     Giá l’uno contra l’altro il deſtrier punge
     Ne de le lente redine gli e parco,
     Giá l’uno e l’altro di gran colpo aggiuge
     Doue per I* elmo la veduta ha varco
     Parueno l’haſte al romperli di gielo
     E in mille ſcheggie adarvoládo al cielo.

 [83]
l’una e l’altra haſta e ſorza ch ſi ſpezzi
     Che non voglion piegarſi i cauallieri
     I cauallier che tornano coi pezzi
     Che ſon reſtati appreſſo i calci interi,
     Quelli che ſempre fur nel ferro auezzi
     Hor come duo villa!] per ſdegno ſieri
     Nel partir acqj o termini de prati
     Fan crudel zuffa di duo pali armati.

 [84]
Non ſtanno l’haſte a quattro colpi falde
     E mancati nel furor di quella pugna,
     Di qua, e di la, ſi fan l’ire piú calde
     Ne da ferir lor reſta altro ch pugna,
     Schiodao piaſtre, e ſtracciá maglie e falde
     Pur che la man doue s’ aggraffi giugna,
     Non deſideri alcun, perche piú vaglia,
     Martel piú graue, o piú dura tanaglia.

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Come può il Saracin ritrouar feſto
     Di ſinir con ſuo honore il fiero inuito?
     Pazzia farebbe il perder tempo in qſto
     Che nuoce al feritor piú ch’al ferito,
     Ando alle ſtrette l’uno e l’altro, e preſto
     II Re Pagano Orlando hebbe ghermito
     Lo ſtringe al petto, e crede far le prone
     Ch fopra Anteo ſé giá il figliol di Gioue

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Lo piglia con molto impeto a trauerſo
     Quado Io ſpinge, e quando a ſé lo tira:
     Et e ne la gran cholera ſi immerſo
     Ch’oue reſti la briglia poco mira,
     Sta in ſé raccolto Orládo, e ne va verſo
     Il ſuo vantaggio, e alla vittoria aſpira,
     (’.li pon la cauta man fopra le ciglia
     Del cauallo, e cader ne fa la briglia.

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Il Saracino ogni poter vi mette
     Che Io ſoſſoghi, o de P arcion lo ſuella
     Ne gliurti ilCòte ha le ginocchia ſtrette
     Ne 1 queſta parte vuol piegar ne in qlla
     Per quel tirar che fa il Pagan, conſtrette
     Le cingie ſon d’abandonar la fella,
     Orlando e in terra e a pena fe’l conoſce
     Ch’ i piedi ha i ſtafla e ſtrige achor le coſce