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Non ſapea il Saracin perho che queſto
Ch’egli ſeguia, fofTe il Signor d’ Anglate
Ben n’hauea inditio e ſegno manifeſto
Ch’effer douea gran caualliero errante,
A lui miro piú ch’a Zerbino, e preſto
Gliando co gliocchi dal capo alle piate,
E i dati contraſegni ritrouando
Dine tu ſé colui ch’io vo cercando.
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Sono homai dieci giorni, gli ſoggiunſe,
Che di cercar non laſcio i tuo veſtigi:
Tanto la fama ſtimolommi e punſe
Che di te venne al campo di Parigi,
Quando a fatica vn viuo ſol vi giunſe
Di mille che mandarti a i regni ſtygi:
E la ſtrage conto che da te venne
Sopra i Noritii e quei di Tremifene.
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No ſui come lo ſeppi a ſeguir lento
E per vederti e per prouarti appreſſo:
E pche m’inſormai del guernimento
C hai fopra l’arme, io ſo che tu fei deſſo
E ſé nò l’hauefsi ancho, e che ſra cento
Per celarti da me ti ſoſſi meſſo
Il tuo fiero ſembiante mi faria
Chiaramente veder che tu quel ſia.
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Nò ſi può (gli riſpoſe Orlando) dire
Che cauallier non ſii d’ alto valore
Perho che ſi magnanimo deſire
Non mi credo albergaſſe in humil core,
Se’l volermi veder ti fa venire
Vo che mi veggi dentro come ſuore,
Mi leuero queſto elmo da le tempie
Accio ch’apunto il tuo deſire adempie.
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Ma poi che bé m’haurai veduto í faccia
All’altro deſiderio anchora attendi,
Reſta ch’alia cagion tu ſatisfaccia
Che fa che dietro queſta via mi prendi,
Che veggi fe’l valor mio ſi confaccia
A ql ſembiante ſier che ſi còmendi,
Hor ſu (diſſe il Pagano) al rimanente
Ch’ai primo ho ſatiſfatto interamente.
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Il Conte tuttauia dal capo al piede
Va cercando il Pagan tutto co gliocchi,
Mira ambi i ſiachi: indi Pardon, ne vede
Pender ne qua, ne la, mazze ne ſtocchi,
Gli domanda di ch’arme ſi prouede
S’auuien che co la lancia in fallo tocchi,
Riſpoſe quel non ne pigliar tu cura
Coſi a molt’ altri ho anchor fatto paura.
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Ho ſacramento di non cinger ſpada
Fin ch’io non tolgo Durindana al Còte:
E cercando lo vo per ogni ſtrada
Accio piú d’ una poſta meco ſconte,
Lo giurai (ſé d’ intenderlo t’ aggrada)
Quando mi poſi queſt’ elmo alla ſronte
Ilqual con tutte l’altr’ arme ch’io porto
Era d’ Hettor, che giá mill’anni e morto.
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La ſpada ſola manca alle buone arme
Come rubata ſu non ti ſo dire,
Hor che la porti il Paladino parme
E di qui vien ch’egli ha ſi grade ardire:
Ben penſo ſé con lui poſſo accozzarme
Fargli il mal tolto hormai riſtituire,
Cercolo anchor, che vendicar diſio
Il famoſo Agrican genitor mio.