Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/320


 [24]
Entro la bella donna in Mont’ albano
     Doue l’hauea con lachrymoſa guancia
     Beatrice molto deſiata in vano
     E fattone cercar per tutta Francia:
     Hor qui i baci, e il giunger mano a máo
     Di matre e di Fratelli eſtimo ciancia
     Verſo gli hauuti co Ruggier compleſſi
     C’haura nel’alma eternamente imprefTi.

 [25]
Non potendo ella andar fece penſiero
     Ch’a Vall’Obrofa altri i ſuo nome adaſſe
     Immantinente, ad auiſar Ruggiero
     De la cagion ch’andar lei non laſciaffe:
     E lui pregar (s’ era pregar miſtero)
     Che quiui per ſuo amor ſi battezaſſe
     E poi veniſſe a far quanto era detto
     Si che ſi deſſe al matrimonio effetto.

 [26]
Pel medeſimo meſſo ſé diſegno
     Di mandar a Ruggiero il ſuo cauallo
     Che gli ſolea tanto eſſer caro, e degno
     D’ eſſergli caro era ben ſenza fallo:
     Che non fh’ auria trouato in tutto’l regno
     De i Saracin, ne ſotto il Signor Gallo
     Piú bel deſtrier di qſto o piú gagliardo,
     Eccetti Brigliador ſoli e Baiardo.

 [27]
Ruggier ql di che troppo audace aſcefe
     Su l’Hippogrypho, everſo il ciel leuoſſe
     Laſcio Frontino, e Bradamante il preſe
     (Frontino che’l deſtrier coſi nomoſſe)
     Madollo a Mont’ albano, e a buone ſpeſe
     Tener lo fece, e mai non caualcoſſe
     Se non per breue ſpatio, e a picciol paſſo
     Si ch’era piú che mai lucido e graſſo.

 [28]
Ogni ſua donna toſto, ogni Donzella
     Pon ſeco in opra, e con ſutil lauoro
     Fa fopra ſeta candida e morella
     Teſſer ricamo di rmiſſimo oro:
     E di quel cuopre & orna briglia e fella
     Del buO deſtrier, poi ſceglie vna di loro
     Figlia di Callitrephia ſua nutrice
     D’ ogni ſecreto ſuo ſida vditrice.

 [29]
Quanto Ruggier l’era nel core impreſſo
     Mille volte narrato hauea a coſtei:
     La beltá, la virtude, i modi d’ eſſo
     Eſaltato l’hauea ſin fopra i dei
     A ſé chiamolla, e diſſe, miglior meſſo
     A tal biſogno elegger non potrei:
     Che di te ne piú ſido ne piú faggio
     Imbaſciator Hippalca mia non haggio.

 [30]
Hippalca la Donzella era nomata
     Va, le dice (e l’infegna oue de gire)
     E pienamente poi l’hebbe inſormata
     Di quato haueſſe al ſuo Signore a dire,
     E far la ſcuſa ſé non era andata
     Al monaſter, che non ſu per mentire
     Ma che Fortuna che di noi potea
     Piú che noi ſteffi, da imputar s’ hauea.

 [31]
Montar la fece f un Ronzino, e in mano
     La ricca briglia di Frontin le meſſe:
     E ſé ſi pazzo alcuno o ſi villano
     Trouaſſe, che leuar le lo voleſſe:
     Per fargli a vna parola il ceruel ſano
     Di chi foſſe il deſtrier ſol gli diceſſe:
     Che non ſapea ſi ardito caualliero
     Che non tremaffe al nome di Ruggiero.