Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/303


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Giá in mia preſenza e d’ altre piú pſone
     Venia col toſco í máo il vecchio ígiuſto
     Dicendo ch’era buona potione
     Da ritornare il mio ſratel robuſto,
     Ma Gabrina con nuoua intentione
     Pria che l’inſermo ne turbane il guſto
     Per torſi il conſapeuole d’appreffo
     O per no dargli quel c’hauea promeſſo.

 [61]
La man gli preſe quando apunto daua
     La tazza, doue il toſco era celato,
     Dicendo, ingiuſtamente e fe’l ti graua
     Ch’ io tema per coſtui e’ ho tanto amato:
     Voglio eſſer certa che beuanda praua
     Tu non gli dia, ne ſucco auelenato,
     E per qſto mi par, che ’l beueraggio
     Nò glihabbi a dar, ſé no ne fai tu il ſaggio

 [62]
Come penſi Signor che rimaneſſe
     Il miſer vecchio conturbato allhora?
     La breuita del tempo ſi l’oppreffe
     Che penſar non potè che meglio ſora,
     Pur p non dar maggior ſoſpetto, eleſſe
     Il calice guſtar ſenza dimora:
     E P inſermo ſeguendo vna tal fede
     Tutto il reſto piglio che ſi gli diede.

 [63]
Come ſparuier che nel piede griſagno
     Tenga la ſtama, e ſia per trarne paſto,
     Dal can, che ſi tenea ſido compagno
     Ingordamète e fopragiunto e guaito,
     Coſi il medico intento al rio guadagno
     Donde ſperaua aiuto hebbe contratto,
     Odi di lumina audacia eſempio raro
     E coſi auuenga a ciaſcun altro auaro.

 [64]
Fornito queſto, il vecchio s’era meſſo
     Per ritornare alla ſu a ſtanza, in via,
     Et vſar qualche medicina appreſſo
     Che lo ſaluaſſe da la peſte ria:
     Ma da Gabrina non gli ſu conceſſo
     Dicendo non voler ch’andaſſe pria
     Che’l ſucco ne lo ſtomaco digeſto
     Il ſuo valor faceſſe manifeſto.

 [65]
Pregar non vai ne far di premio oſſerta
     Che lo voglia laſciar quindi partire,
     Il diſperato poi che vede certa
     La morte ſua, ne la poter ſuggire,
     A i circonſtanti fa la coſa aperta
     Ne la ſeppe coſtei troppo coprire
     E coſi quel che fece a glialtri ſpeffo
     Quel buon medico al ſin fece a ſé ſteffo

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E ſequito con l’alma quella ch’era
     Giá de mio ſrate caminata manzi
     Noi circonſtanti che la coſa vera
     Del vecchio vdimmo ch ſé pochi auazi
     Pigliamo queſta abomineuol ſera
     Piú crudel di qualunq3 in ſelua ſtanzi:
     E la ferrammo in tenebroſo loco
     Per condannarla al meritato fuoco.

 [67]
Queſto Hermonide dille, e piú voleua
     Seguir, coni’ ella di prigion leuoſſi:
     Ma il dolor de la piaga ſi l’aggreua
     Che pallido ne l’herba riuerſoſſi:
     In tanto duo feudier che ſeco haueua
     Fatto vna bara hauean di rami groſſſi,
     Hermonide ſi fece in quella porre
     Ch’ indi altrimente non ſi potea torre.