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Pien di paura e di dolor rimaſe,
Philadro, poi ch del ſuo error s’ accorſe
Quaſi il primo furor gli peiſuaſe
D’uccider qſta, e ſtette vn pezzo í ſorſè,
E ſé non che ne le nimiche caſe
Si ritrouo, che la ragion ſoccorſe,
No ſi trouado hauere altr’ arme in mano
Co i denti la ſtracciaua a brano a brano.
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Come ne l’alto mar legno talhora
Che da duo venti ſia percoſſo e vinto
C’hora vno inanzi l’ha madato, & hora
Vn’ altro al primo termine reſpinto,
E l’han girato da poppa e da prora
Dal piú poſſente al ſin reſta foſpinto,
Coſi Philandro, tra molte conteſe
De duo pèſieri, al máco rio s’ apprefe.
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Ragion gli dimoſtro il pericol grande
Oltre il morir, del ſine inſame e ſozzo,
Se l’homicidio nel caſtel ſi ſpande
E del penſare il termine gli e mozzo,
Voglia o no voglia, al ſin cjuien ch made
l’amariſſimo calice nel gozzo,
Pur ſinalmente ne l’afflitto core
Piú de l’oſtination potè il timore.
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Il timor del ſupplicio inſame e brutto
Prometter fece con mille ſcongiuri
Che faria di Gabrina il voler tutto
Se di quel luogo ſé partian ſicuri,
Coſi per ſorza colſe l’empia il ſrutto
Del ſuo deſire, e poi laſciar quei muri,
Coſi Philandro a noi fece ritorno
Di ſé laſciado in Grecia iſamia e ſcorno.
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E porto nel cor ſiſſo il ſuo compagno
Che coſi ſcioccamente vcciſo hauea,
Per far, co ſila gra noia, èpio guadagno
D’ una Progne crudel d’ una Medea:
E ſé la fede e il giuramento magno
E duro ſreno non lo ritenea,
Come al ſicuro ſu: morta 1 ’ haurebbe
Ma quanto piú ſi puote in odio l’hebbe.
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Non ſu da indi in qua rider mai viſto
Tutte le ſue parole erano meſte,
Sempre ſoſpir gli vſcian dal petto triſto
Et era diuenuto vn nuouo Horeſte
Poi ch la madre vcciſe e il ſacro Egiſto,
E che l’ultrice ſurie hebbe moleſte,
E ſenza mai ceſſar tanto l’affliſſe
yueſto dolor, ch’inſermo al letto il ſiſſe.
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Hor queſta meretrice che ſi penſa
Quanto a queſt’ altro ſuo poco ſia grata
Muta la ſiamma giá d’amore intenſa
In odio, in ira ardente, & arrabbiata,
Ne meno e còtra al mio fratello accenſa
Che foſſe contra Argeo la ſcelerata:
E diſpone tra ſé leuar dal mondo
Come il primo marito, acho il fecondo.
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Vn medico trouo d’ inganni pieno
Sufficiente & atto a ſimil vopo:
Che ſapea meglio vecider di veneno
Che riſanar gl’infermi di Silopo:
E gli promette inanzi piú che meno
Di quel che domando, donargli, dopo
C haueſſe con mortiſero liquore
Leuatole da gliocchi il ſuo Signore.