Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/298


 [20]
E de le ſue ferite anchora inſermo
     l’arme ſi veſte, e del caſtel ſi parte
     E con animo va conſtante e fermo
     Di non mai piú tornare in quella parte:
     Ma che glival? ch’ogni difeſa e ſchermo
     Gli diſipa Fortuna con nuoua arte,
     Ecco il marito che ritorna in tanto
     E troua la moglier che fa gran pianto.

 [21]
E ſcapigliata e con la faccia roſſa:
     E le domanda di che ſia turbata,
     Prima ch’ella a riſpondere ſia moſſa
     Pregar ſi laſcia piú d’ una ſiata,
     Penſando tuttauia come ſi poſſa
     Vendicar di colui che l’ha laſciata:
     E ben cóuenne al ſuo mobile ingegno
     Cangiar l’amore in ſubitano ſdegno.

 [22]
Deh, diſſe al ſine, a che l’error naſcondo
     Clio comeſſo Signor ne la tua abſentia?
     Che qií anchora io’l celi a tutto’l modo
     Celar noi poſſo alla mia conſcientia:
     l’alma che ſente il ſuo peccato immodo
     Paté dentro da ſé tal penitentia
     Ch’ auanza ogn’ altro corporal martire
     Che dar mi poſſa alcun del mio fallire

 [23]
Quando fallir ſia quel che ſi fa a ſorza
     Ma ſia quel che ſi vuol, tu fappil’ancho
     Poi con la ſpada da la immonda ſcorza
     Scioglie lo ſpirto imaculato e bianco:
     E le mie luci eternamente ammorza
     Che dopo tanto vituperio, al manco
     Tenerle baſſe ogn’ hor non mi biſogni
     E di ciafeii ch’io vegga io mi vergogni.

 [24]
Il tuo copagno ha l’honor mio diſtrutto
     Queſto corpo per ſorza ha violato,
     E perche teme ch’io ti narri il tutto
     Hor ſi parte il villan ſenza cómiato,
     In odio con quel dir glihebbe ridutto
     Colui che piú d’ ogn’ altro gli ſu grato,
     Argeo lo crede: & altro non aſpetta
     Ma piglia l’arme, e corre a far vendetta.

 [25]
E come quel e’ hauea il paeſe noto
     Lo giunſe che non ſu troppo lontano,
     Che’l mio fratello debole, & egroto
     Senza ſoſpetto ſé ne giá pian piano,
     E breuemente in vn loco remoto
     Poſe per vendicarſene in lui mano,
     No troua il ſratel mio ſcuſa che vaglia
     Ch’i fòma Argeo co lui vuol la battaglia

 [26]
Era l’un ſano e pien di nuouo ſdegno
     Infermo l’altro, & all’ufanza amico,
     Si c’hebbe il ſratel mio poco ritegno
     Contra il compagno fattogli nimico,
     Dunqj Philandro di tal ſorte indegno
     (De l’infelice giouene ti dico)
     Coli hauea nome, non fofrendo il peſo
     Di ſi ſiera battaglia reſto preſo.

 [27]
Non piaccia a Dio, che mi códuca a tale
     II mio giuſto furore e il tuo demerto
     Gli diſſe Argeo) ch mai ſia homicidiale
     Di te ch’amaua, e me tu amaui certo,
     Ben che nel ſin me l’hai moſtrato male:
     Pur Voglio a tutto il mondo fare aperto
     Che come ſui nel tempo de l’amore
     Coſi ne l’odio ſon di te migliore.