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E de le ſue ferite anchora inſermo
l’arme ſi veſte, e del caſtel ſi parte
E con animo va conſtante e fermo
Di non mai piú tornare in quella parte:
Ma che glival? ch’ogni difeſa e ſchermo
Gli diſipa Fortuna con nuoua arte,
Ecco il marito che ritorna in tanto
E troua la moglier che fa gran pianto.
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E ſcapigliata e con la faccia roſſa:
E le domanda di che ſia turbata,
Prima ch’ella a riſpondere ſia moſſa
Pregar ſi laſcia piú d’ una ſiata,
Penſando tuttauia come ſi poſſa
Vendicar di colui che l’ha laſciata:
E ben cóuenne al ſuo mobile ingegno
Cangiar l’amore in ſubitano ſdegno.
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Deh, diſſe al ſine, a che l’error naſcondo
Clio comeſſo Signor ne la tua abſentia?
Che qií anchora io’l celi a tutto’l modo
Celar noi poſſo alla mia conſcientia:
l’alma che ſente il ſuo peccato immodo
Paté dentro da ſé tal penitentia
Ch’ auanza ogn’ altro corporal martire
Che dar mi poſſa alcun del mio fallire
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Quando fallir ſia quel che ſi fa a ſorza
Ma ſia quel che ſi vuol, tu fappil’ancho
Poi con la ſpada da la immonda ſcorza
Scioglie lo ſpirto imaculato e bianco:
E le mie luci eternamente ammorza
Che dopo tanto vituperio, al manco
Tenerle baſſe ogn’ hor non mi biſogni
E di ciafeii ch’io vegga io mi vergogni.
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Il tuo copagno ha l’honor mio diſtrutto
Queſto corpo per ſorza ha violato,
E perche teme ch’io ti narri il tutto
Hor ſi parte il villan ſenza cómiato,
In odio con quel dir glihebbe ridutto
Colui che piú d’ ogn’ altro gli ſu grato,
Argeo lo crede: & altro non aſpetta
Ma piglia l’arme, e corre a far vendetta.
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E come quel e’ hauea il paeſe noto
Lo giunſe che non ſu troppo lontano,
Che’l mio fratello debole, & egroto
Senza ſoſpetto ſé ne giá pian piano,
E breuemente in vn loco remoto
Poſe per vendicarſene in lui mano,
No troua il ſratel mio ſcuſa che vaglia
Ch’i fòma Argeo co lui vuol la battaglia
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Era l’un ſano e pien di nuouo ſdegno
Infermo l’altro, & all’ufanza amico,
Si c’hebbe il ſratel mio poco ritegno
Contra il compagno fattogli nimico,
Dunqj Philandro di tal ſorte indegno
(De l’infelice giouene ti dico)
Coli hauea nome, non fofrendo il peſo
Di ſi ſiera battaglia reſto preſo.
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Non piaccia a Dio, che mi códuca a tale
II mio giuſto furore e il tuo demerto
Gli diſſe Argeo) ch mai ſia homicidiale
Di te ch’amaua, e me tu amaui certo,
Ben che nel ſin me l’hai moſtrato male:
Pur Voglio a tutto il mondo fare aperto
Che come ſui nel tempo de l’amore
Coſi ne l’odio ſon di te migliore.