Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/294


 [134]
Zerbin coli parlaua, ne men triſto
     In parole e in ſembianti eſſer parea
     Di queſto nuouo Mio ſi odioſo acquieto,
     Che de la donna, che perduta hauea,
     La vecchia, anchor che nò haueſſe ritto
     Mai piú Zerbin, per quel e’ hora dicea
     S’ auuide eſſer colui di che notitia
     Le diede giá Iſlabella di Galitia.

 [135]
Sei vi ricorda quel e’ hauete vdito
     Cortei da la ſpelonca ne veniua:
     Doue Iſlabella che d’Amor ferito
     Zerbino hauea, ſu molti di captiua:
     Piuvolte ella le hauea giá riferito
     Come laſciaffe la paterna riua:
     E come rotta in mar da la procella
     Si ſaluaſſe alla ſpiaggia di Rocella.

 [136]
E ſi ſpeffo dipinto di Zerbino
     Le hauea il bel viſo, e le fattezze conte:
     C hora vdendol parlare, e piú vicino
     Gliocchi alzadogli meglio ne la ſronte,
     Vide eſſer quel, p cui ſempre meſchino
     Fu d’ Iſſabella il cor nel cauo monte,
     Che di non veder lui, piú ſi lagnaua
     Che d’ eſſer fatta a i Malandrini ſchiaua.

 [137]
La vecchia dando alle parole vdienza
     Ch co ſdegno e co duol Zerbino verſa:
     S’auede ben, ch’egli ha falſa credenza
     Ch ſia Iſſabella i mar rotta e ſommerſa:
     E bè ch’ella del certo habbia ſcienza
     Per non lo rallegrar, pur la peruerſa
     Quel che far lieto lo potria: gli tace
     E ſol gli dice quel, che gli diſpiace.

 [138]
Odi tu (gli ditte ella) tu che fei
     Cotáto altier che ſi mi ſcherni e ſprezzi:
     Se ſapeſſi che nuoua ho di coſtei
     Che morta piangi ini fareſti vezzi.
     Ma piú toſto che dirtelo torrei
     Che mi ſtrozzaffi: o feſſi in mille pezzi,
     Doue s’ eri ver me piú manſueto
     Forſè aperto t’ haurei queſto ſecreto.

 [139]
Come il maſtin che con furor s’ auenta
     Adoſſo al ladro, ad achetarſi e preſto
     Che quello o pane o cacio gliappſenta
     O che fa incanto appropriato a queſto:
     Coſi toſto Zerbino numi] diuenta
     E vien bramoſo di ſapere il reſto:
     Che la vecchia gli accèna che di quella
     Che morta piange, gli fa dir nouella.

 [140]
E volto a lei con piú piaceuol faccia
     La ſupplica, la prega, la ſcongiura
     Per glihuomini, p Dio, che nò gli taccia
     Quato ne ſappia o buona o ria vetura:
     Coſa non vdirai che prò ti faccia
     Diſſe la vecchia pertinace e dura:
     Non e Iſſabella, come credi, morta
     Ma viua ſi, ch’a morti inuidia porta.

 [141]
E capitata in queſti pochi giorni
     Che no n’udiſti, in man da piú di venti,
     Si che qualhora ancho in ma tua ritorni
     Ve ſé ſperar di corre il fior conuienti.
     Ah vecchia maladetta, come adorni
     La tua menzogna, e tu fai pur ſé nienti.
     Se ben in man de venti eli’ era ſtata
     . Non I’ hauea alcun perho mai violata.